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La corsa al riarmo non garantisce più posti di lavoro

La guerra in Ucraina sta generando ingenti profitti per l’industria della difesa, con i governi disposti finalmente ad aumentare la percentuale di Pil dedicata al settore militare, ma le ricadute in termini occupazionali non sono altrettanto elevate. I paesi dell’est Europa rappresentano bene questa dinamica. Le aziende di Polonia e Repubblica Ceca hanno risposto rapidamente alle richieste dell’Ucraina, ma faticano a trovare forza lavoro necessaria per rafforzare e diversificare le loro linee produttive. Alla prova dei fatti, l’importanza del settore bellico in termini occupazionali e di Pil resta più un mito che una realtà concreta mentre i guadagni delle grandi aziende continuano ad aumentare.

L’est Europa è stato a lungo il centro nevralgico della produzione bellica dell’Unione sovietica, prima che la fine della Guerra fredda riducesse la portata di questo settore. Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, però, i paesi dell’Europa orientale sono tornati a investire nella produzione di armi e armamenti, aumentando anche la loro importanza a livello geopolitico. Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia si sono lanciate in una corsa al riarmo che prevede nuovi acquisti e l’ampliamento

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