Per noi occidentali, il primo giorno dell’anno non può che essere il 1° gennaio e siamo anche indotti a credere che sia sempre stato così, quantomeno dal 1582, quando venne adottato il calendario gregoriano. In realtà, la scelta di considerare il 1º gennaio quale primo giorno dell'anno è addirittura precedente, perché risale all'introduzione del calendario giuliano promulgato da Giulio Cesare nell'anno 46 a.C.; a quell’epoca la festa di Capodanno era legata ai riti in onore del dio romano Giano da cui infatti deriva il nome del mese di gennaio.

Dopo Giano

Nel Medioevo, il calendario giuliano era adottato in tutta Europa, ma l’inizio dell'anno non corrispondeva più al 1° gennaio, essendo completamente caduto in disuso il culto di Giano bifronte. Queste diversità locali, che nei territori del Sacro Romano Impero potevano variare persino da città a città, continuarono anche dopo l'adozione del calendario gregoriano. In Inghilterra e in Irlanda, ad esempio, il Capodanno si celebrava il 25 marzo, che era il giorno dell'Incarnazione.

Lo stesso si faceva anche a Pisa e a Firenze. Mentre in Spagna l'inizio dell’anno coincideva con il Natale. A Venezia era il 1° marzo e tale data rimase in vigore fino al 1797, quando finì la Repubblica Serenissima e quindi anche in Laguna si iniziò ad adottare gennaio come primo mese dell’anno. In Puglia, in Calabria e in Sardegna lo si festeggiava il 14 settembre, tant'è vero che in sardo il mese di settembre si dice “Caputanni”.

Nel frattempo, però, dal 1582 era entrato in vigore il calendario Gregoriano, che poi è quello che utilizziamo noi occidentali ancora oggi. Come è noto, la sua adozione fu tutt’altro che semplice; per allineare il conteggio dei giorni all’effettivo ciclo solare si dovette utilizzare un espediente abbastanza curioso: a giovedì 4 ottobre fece seguito venerdì 15 ottobre, sopprimendo 10 giorni. Questo avvenne già nel 1582 negli Stati italiani, in Francia, Spagna, Portogallo, Polonia e Paesi Bassi. Mentre gli altri Stati europei si allinearono lentamente solo negli anni successivi. In ogni caso, l’adozione del nuovo calendario non portò automaticamente al ritorno del 1° gennaio come inizio dell’anno: per parecchi decenni, tutti continuarono a fare un po’ come volevano.

Tutto sommato, quando il Capodanno veniva individuato in una data fissa non c’erano problemi particolari, la questione diventava molto più complicata quando il l’inizio dell’anno corrispondeva a una festa mobile, come accadeva in Francia e in molte altre regioni europee. Dalle parti di Parigi, infatti, il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Pasqua. Ma, come tutti sappiamo, la Pasqua oscilla tra il 22 marzo e il 25 aprile e quindi un anno poteva durare più di 13 mesi e magari l’anno successivo meno di 11. Insomma, un gran pasticcio. In Francia teoricamente era già in vigore l'Editto di Roussillon del 1564, che aveva fissato il Capodanno al 1º gennaio, ma la sua applicazione era tutt’altro che omogena. Papa Innocenzo XII, nel 1691, estese quanto stabilito nell’Editto di Roussillon anche alle altre regioni cattoliche, sempre a eccezione di Venezia, di qualche altra città qua e là e di tutti gli Stati che avevano abbracciato il Protestantesimo.

La questione religiosa

Dal punto di vista liturgico, la scelta del 1° gennaio era legata alla circoncisione di Gesù. Nel vangelo di Luca, infatti, viene descritto questo evento, che sarebbe avvenuto otto giorni dopo la nascita, secondo la prassi ebraica. Fu proprio in quell'occasione che ricevette il nome di "Gesù" che deriva dalla lingua ebraica, in cui significa "salvezza" o "salvatore". Si tratta quindi di una data molto importante per i cristiani

Ma per capire il vero motivo che portò il Papa a ripristinare una antichissima tradizione pagana come quella del Capodanno a gennaio, bisogna fare riferimento non tanto ai vangeli o al calendario solare, ma piuttosto a quello contadino. Tradizionalmente, il mese di dicembre rappresentava un momento di rottura nella monotonia alimentare delle masse rurali; la macellazione del maiale, che storicamente inizia nel giorno di Sant’Andrea (30 novembre), offriva una delle rare occasioni di abbuffata collettiva di carne fresca. Non è un caso se in quasi tutti gli statuti delle città nel Medioevo e nell’Età Moderna erano espressamente previste regolari distribuzioni di carne suina ai poveri nei dodici giorni compresi tra Natale e l’Epifania. Ecco che stabilire l’inizio dell’anno nel bel mezzo di questo periodo era di fondamentale importanza per poter avere una maggiore disponibilità di carne suina. Il periodo della macellazione del maiale finiva il giorno di Sant’Antonio (17 gennaio); passato quel giorno, le pancette e gli zamponi sarebbero stati sicuramente più rari e quindi più costosi.

Bisognerebbe sempre ricordarsi dell’umile maiale e di quanto sia profondo il legame con l’uomo; a lui dobbiamo anche la tradizione del cenone di San Silvestro… magari dedichiamogli un pensiero mentre facciamo il conto alla rovescia, aspettando lo scoccare della mezzanotte, con l’immancabile bottiglia di vino spumante da stappare.

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