Sono passate poche ore dalle immagini in mondovisione con i vaccini somministrati in contemporanea in tutte le capitali europee. Uno straordinario spot di unità che però rischia di essere smentito dai fatti. Nella ricerca per accaparrarsi quante più dosi possibili, infatti, i governi dell’Unione potrebbero percorrere strade alternative rispetto a quella comunitaria.

La Germania ha per prima deciso di fare da sola per assicurarsi altre 30 milioni di dosi del vaccino più prezioso, quello prodotto da Pfizer con la tedesca BioNTech. Ovvero, dell’unico vaccino al momento approvato dall’autorità europea sui farmaci (il benestare per quello di Moderna dovrebbe arrivare il 6 gennaio). L’indiscrezione, già riportata da alcuni giornali tedeschi, è stata confermata lunedì, 27 dicembre, dalla portavoce del ministro della Salute, Jens Spahn, durante una conferenza stampa.

Il piano europeo prevede l’acquisto dei vaccini in contemporanea a livello comunitario in modo che siano poi distribuiti nello stesso momento in tutta Europa, con una divisione proporzionale in base alla popolazione. Di per sé l’operazione simbolica è riuscita domenica, con il primo v-day celebrato nei vari paesi. Ma non è servito a fugare i dubbi di possibili ritardi per quei vaccini che sono ancora in una fase di revisione e le cui consegne potrebbero slittare di qualche mese.

Come ha annunciato ieri il centro nazionale tedesco di controllo delle malattie, il Robert Koch Institute, la Germania ha intanto superato i 30mila morti dall’inizio della pandemia. Se nella prima fase il contagio aveva avuto percentuali di mortalità relativamente basse, nelle ultime settimane i decessi per il Covid-19 sono stati centinaia ogni giorno.

Ieri il ministro Spahn, dopo avere vaccinato personalmente alcuni medici, ha detto di voler accelerare la produzione dei vaccini sul territorio nazionale, anche recuperando vecchi impianti dismessi.

La Germania vorrebbe riuscire ad accelerare la campagna di vaccinazione per avere la pandemia sotto controllo già il prossimo autunno. Un orizzonte temporale probabilmente non casuale, visto che coincide anche con le elezioni federali, previste per settembre.

La “variante italiana”

A pochi giorni dalla scoperta della cosiddetta “variante inglese” e poi di quella “sudafricana”, ieri è stata annunciata una nuova mutazione del virus, molto simile e diffusa già da agosto in Italia.

È stata scoperta a Brescia, come ha detto all’agenzia AdnKronos Arnaldo Caruso, ordinario di microbiologia all’università della città lombarda: «La “variante italiana” precede la variante emersa solo a fine settembre nel Regno Unito per poi diffondersi in Europa, Italia inclusa. Potrebbe anche esserne un precursore».

Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha sottolineato l’importanza di «aumentare la capacità di sequenziamento genomico in tutto il mondo per individuare tutte le varianti presenti. È importante un forte coordinamento fra i paesi su questo tema».

I dati del bollettino

I dati di questi giorni sulla diffusione del contagio risentono fortemente della coincidenza con le festività. Ieri, per esempio, i nuovi casi in Italia sono stati 8.585. Ma i tamponi sono stati molto pochi: appena 68.681. Resta alto invece il numero dei morti: ieri ne sono stati comunicati 445.

 

© Riproduzione riservata