L'ultima brutta notizia per il premier Giuseppe Conte è la decisione della Consob (l'autorità che vigila sui mercati finanziari) di avviare accertamenti sui ministri Stefano Patuanelli e Paola De Micheli. Sono stati accusati da Atlantia, con un esposto presentato giovedì sera, di aver provocato turbative sulla Borsa con le loro parole incaute a mercati aperti.

Attorno alle 13 di giovedì la ministra delle Infrastrutture ha detto di ritenere "più probabile" la revoca della concessione di Autostrade per l'Italia (Aspi) alla luce dello stallo nella trattativa per la cessione dell'88 per cento della società autostradale da Atlantia (holding a sua volta controllata dalla famiglia Benetton con il 30 per cento delle azioni) alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Poco dopo il ministro dello Sviluppo economico ha detto all'agenzia Bloomberg: "Le trattative nelle ultime ore mi portano a dire che non solo una revoca è  possibile, ma se Atlantia non si rende conto di quello che sta succedendo è anche l'esito più  probabile". I due autorevoli annunci hanno provocato la sospensione per eccesso di ribasso del titolo Atlantia.

La Consob deve verificare se ci siano gli estremi per aprire un'istruttoria che potrebbe portare a un ampio spettro di esiti: dall'archiviazione alla sanzione amministrativa, fino alla segnalazione alla magistratura del reato di manipolazione dei mercati, previsto dal testo unico della finanza, comunemente noto, ironia della sorte, come legge Draghi.

Nel caso estremo si potrebbe arrivare a un vero e proprio scontro istituzionale tra la Consob  presieduta da Paolo Savona - nominato dal primo governo Conte di cui faceva parte - e il secondo governo Conte. Atlantia aveva già mandato un esposto alla Consob dopo l'intervista di Conte al Fatto del 13 luglio scorso, in cui il presidente del Consiglio dava per certa la revoca: "Non mi faccia anticipare la proposta che porterò in consiglio dei ministri. Dico solo che, allo stato dei fatti, intravedo una sola decisione, imposta proprio da Autostrade". Parole che provocarono il crollo del titolo Atlantia (meno 22,5 per cento) e l'esposto della società. La ferita fu rimarginata dall'accordo della notte del 14 luglio, tanto evidentemente favorevole ai Benetton che la holding da loro controllata volò in Borsa: più 26 per cento. Di quell'esposto non si è più saputo niente, ma Savona ha scritto una lettera riservata a Conte chiedendo prudenza nelle esternazioni a mercati aperti.

L’arma spuntata

Quello della Consob è solo l'ultimo dei guai in cui il governo si è infilato con la tentennante gestione del caso Aspi. Non aver ancora proceduto alla revoca dopo oltre due anni dal primo annuncio fatto da Conte tre giorni dopo il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone la rende un'arma sempre più spuntata. Evocarla come strumento di pressione rende sempre più debole la posizione del governo. E' un risultato paradossale, visto che la responsabilità della tragedia di Genova è di Aspi e non del governo. Ma gli uomini dei Benetton stanno riuscendo, grazie agli scivoloni dei ministri, a rappresentarsi come vittime di ritorsioni illegittime.

La sequela di errori commessi nei ministeri interessati ha creato l'irritazione dello stesso Conte nei confronti di De Micheli e del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Viene per esempio giudicato improvvido aver scritto nella bozza di accordo con Aspi che "non sussistono le condizioni per formulare nei confronti del Concessionario ulteriori contestazioni di inadempimento", e che la contestazione di inadempimento già fatta "non comporta possibili conseguenze risolutive e/o revocatorie della convenzione".

Se è stato scritto, sia pure in una bozza, che "non sussistono le condizioni per...", è difficilmente immaginabile che il governo, qualora non si raggiungesse un accordo sul prezzo di cessione di Aspi, possa sostenere che l'avidità dei Benetton faccia nuovamente sussistere le condizioni che prima non sussistevano.

In salita è anche la prospettiva di far comprare Aspi alla Cdp. Laddove l'accordo di luglio contempla la vendita a Cdp come contropartita nella transazione tra Atlantia e governo, si rischia che a Bruxelles torni in discussione la natura privata della stessa Cdp, un capolavoro teologico con cui l'allora ministro Giulio Tremonti riuscì nel 2003 a escludere dal computo del debito pubblico italiano le centinaia di miliardi di risparmio postale in pancia all'istituto.

Come sarà mai possibile far passare l'acquisto di Aspi come "operazione di mercato"?. E' iniziata infatti la corsa dei privati veri all'acquisto di Aspi, che, anche grazie agli errori del governo, promette di restare un grande affare.

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