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La mafia è un cancro che voleva far tacere Maurizio Costanzo

Foto LaPresse Torino/Vincenzo Coraggio
Foto LaPresse Torino/Vincenzo Coraggio
  • Il piano originario l’avevano affidato proprio a Matteo Messina Denaro, che salì dalla Sicilia per un sopralluogo al teatro Parioli.
  • Poi però l’esecuzione dell’attentato venne appaltata ad altri, alla famiglia di Branaccio che fece le cose in grande: novanta chili di tritolo mischiato con Semtex T 4, un po’ di pentrite e di dinamite, un mix utilizzato anche per far saltare in aria nel 1984 il rapido Napoli-Torino.
  • I palazzi intorno sventrati, la vittima designata uscì miracolosamente (in questo caso è andata proprio così) viva. Era solo lui e soltanto lui, il popolare conduttore televisivo, il bersaglio della mafia siciliana?

È nell’elenco delle famose “sette stragi”, quelle che hanno sprofondato l’Italia nel terrore fra il 23 maggio 1992 e il 28 luglio 1993. La strategia della tensione mafiosa. Da Capaci sino a via D’Amelio, dai Georgofili di Firenze a via Palestro a Milano, in mezzo c’era via Fauro a Roma, in mezzo c’era Maurizio Costanzo. Totò Riina e la misteriosa sigla della Falange Armata, bombe, solo bombe. Il piano originario l’avevano affidato proprio a Matteo Messina Denaro, che salì dalla Sicilia per un

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