La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina si è sempre battuta, fin dall’inizio della seconda ondata, affinché le scuole rimanessero aperte. Anche se le sue azioni concrete per permettere che questo avvenisse sono state oggetto di critiche molto dure, nessuno può dubitare di quanto la ministra abbia a cuore la riapertura delle scuole.

Azzolina si è scontrata con tutti i presidenti di regione che ne hanno anticipato la chiusura sui loro territorio, come quello della Campania Vincenzo De Luca. Si è scontrata con i suoi colleghi di governo quando il 3 novembre hanno deciso di passare alla didattica tutte le superiori, e poi di nuovo, nelle ultime settimane, quando ha provato a persuaderli a riprendere le lezioni in presenza prima delle vacanze di Natale.

La lettera

Ieri, sulla sua pagina Facebook, la ministra ha arruolato in questa sua battaglia il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, condividendo una sua lettera aperta inviata al Foglio. Anche Miozzo, come la ministra, si batte da settimane per la riapertura della scuola.

Le scuole, ha ripetuto anche nella sua lettera pubblicata ieri dal Foglio, sono luoghi dove «il rischio è “accettabile”» e più sicuri degli altri luoghi che i ragazzi frequentano prima e dopo, «quali la ben nota movida o altro». Secondo Miozzo sono gli articoli sul tema ad «alimentare la paura» delle scuole aperte.

Ma proprio quello che il coordinatore del Cts ha scritto nella lettera lo rende un alleato piuttosto improbabile per Azzolina. «Ho molte ragioni di credere che il 7 di gennaio arriverà e ci troveremo nelle stesse situazioni nelle quali siamo oggi. E i nostri liceali resteranno a seguire la DAD ancora per settimane e forse mesi», ha scritto Miozzo.

E questo perché «dobbiamo pretendere di ottenere il rafforzamento della sanità scolastica, le task force di sanitari che siano in grado di monitorare e dare risposte alle esigenze dei docenti e dei dirigenti scolastici, dobbiamo dare risposte al problema dei trasporti e al controllo delle aggregazioni esterne». Miozzo concede che «tanto è stato fatto», ma «non abbastanza».

Il numero chiave

Ma tra i primi che non hanno fatto «abbastanza» per permettere una riapertura delle scuole, c’è proprio la ministra Azzolina. Un esempio su tutti: il ministero dell’Istruzione non è riuscito a realizzare un efficace sistema di monitoraggio dei contagi nelle scuole, l’unico mezzo che avrebbe permesso di tranquillizzare le famiglie ed evitare gli articoli “allarmistici” di cui parla Miozzo.

L’Italia, infatti, è uno dei pochi grandi paesi europei ad aver deciso una seconda chiusura delle scuole superiori. Ma è anche uno dei pochi a non riuscire a tenere traccia dei contagi scolastici. Il ministero ha pubblicato i dati soltanto due volte e poi del tracciamento si è persa ogni traccia. Lo stesso Miozzo ha fatto parecchia confusione su questa questione chiave. Come abbiamo visto, nei suoi numerosi interventi sulla stampa, ricorda spesso che in base a indagini italiane e internazionali, la scuola risulta uno dei luoghi più sicuri.

Ma il 2 dicembre, durante un’audizione alla Camera, ha detto di non essere a conoscenza di indagini sistematiche sui contagi nelle scuole, nemmeno di quelle effettuate a settembre e ottobre dal ministero dell’Istruzione. Come ha scoperto il sito di factchecking Pagella Politica, però, Miozzo era presente proprio a una delle riunioni del Cts in cui questi dati erano stati presentati.

Insomma, Azzolina chiama a suo sostegno Miozzo, che però sembra avere ben presente che la didattica a distanza continuerà proprio per le mancanze del ministero dell’Istruzione e della pianificazione del governo più in generale. Entrambi, inoltre, sembrano ignorare l’importanza di avere dati precisi su quello che accade nelle scuole. Dati che, al momento, nessuno sembra ritenere prioritario raccogliere.

 

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