Le sue mani che stringono la coppa non finiranno in un'opera d'arte né in un francobollo. A differenza del Dino Zoff di Spagna 1982, Gianluigi “Gigio” Donnarumma non è il capitano della nazionale azzurra che vince. Ma rispetto a quello che rimane il più grande portiere nella storia del calcio italiano (almeno fino a che non sarà lo stesso Donnarumma a scalzarlo), anche il ragazzo di Castellammare di Stabia ha un suo côté artistico. E se Zoff si è visto ritrarre da un gigante dell'arte italiana come Renato Guttuso per poi essere consegnato alla filatelia, Donnarumma è stato accostato a un Modigliani.

Parola del suo agente, Mino Raiola. Il cui talento da intenditore di opere d'arte sarà discutibile, ma che quando si tratta di strappare alti ingaggi per i suoi assistiti e esose commissioni per se stesso mostra estrema dimestichezza quanto a conti e valutazioni. A giudizio di Raiola, il portiere della nazionale è da equiparare a un'opera dell'artista livornese morto a Parigi giusto un secolo fa. E nell'esprimere tale accostamento il super-agente italo-olandese prospettò anche una cifra, affermando che Donnarumma vale 170 milioni di euro. Anzi, valeva.

Il tempo per lui non vola

Già, perché intanto di tempo ne è passato e setacciando il web si scopre che quella dichiarazione di Raiola è datata novembre 2015. Quasi sei anni fa. Nel frattempo il portiere è diventato un veterano, sicché si rimane sconcertati dal guardare la sua carta d'identità: classe 1999, 22 anni compiuti lo scorso 25 febbraio e ancora una lunghissima carriera davanti a sé. E se questo Modigliani valeva 170 milioni di euro quando non aveva ancora compiuto 17 anni e era appena un esordiente in A, quanto dovrebbe valere adesso che è stato decretato miglior calciatore degli Europei?

Se lo chiedono con amarezza al Milan, da dove Donnarumma è andato via nelle scorse settimane da svincolato perché il club non ha voluto cedere alle richieste di Raiola sul rinnovo contrattuale. Se lo chiedono anche al Paris Saint Germain, con qualche sollievo ma non troppo. Non hanno dovuto pagare i suoi diritti economici, però gli hanno fatto firmare un contratto per un salario che sul momento pareva molto impegnativo e invece a un mese di distanza potrebbe essere già sottodimensionato: 1 milione (netto) di euro al mese. Da viverci senza affanni, ma andate a spiegarlo a Raiola.

Si accetta scommesse sul numero di settimane che passeranno senza che il super-agente bussi di nuovo a denari presso il club gestito da Qatar Sports Investments. Del resto, mister Naser Al-Khelaïfi non ha problemi di spesa e il Fair Play Finanziario dell'Uefa non era per lui un ostacolo nemmeno quando si trattava di un vero spauracchio. Figurarsi ora che la pandemia ha costretto a rivedere al ribasso gli atteggiamenti da gendarmeria finanziaria, e che lo stesso Al-Khelaïfi è diventato il vero garante del presidente Uefa, Aleksander Ćeferin, dopo la tempesta della Superlega. L'uomo di Doha e il super-agente italo-olandese avranno soltanto da decidere quando mettersi al tavolo. Fra due come questi, il denaro è davvero l'ultimo dei problemi.

Lui come Jascin?

Saranno cifre molto impegnative, quanto basta per far rievocare la storpiatura del cognome che venne fatta da alcuni tifosi del Milan ai tempi del primo e faticoso rinnovo contrattuale del 2017: Dollarumma. In quei giorni il portiere veniva etichettato come 'mercenario', aggettivo tornato in voga nelle settimane che hanno preceduto l'addio e il trasferimento a Parigi.

Che il valore del giovane veterano sia in crescita, così come il suo stipendio, è un dato di fatto. E tuttavia c'è un altro aspetto, in questa fase di carriera di Donnarumma, che va rilevato.

I rigori parati a Wembley e il premio come miglior calciatore di Euro 2020 sono la definitiva consacrazione globale. Quella che proietta il ragazzo di Castellammare di Stabia verso un traguardo che in queste ore è indicato con insistenza crescente: il Pallone d'Oro.

Un riconoscimento che sarebbe clamoroso perché certi premi sono terreno di caccia per gli attaccanti o per i fini dicitori di centrocampo. Raramente li vincono i difensori. Quasi mai i portieri.

La storia del Pallone d'Oro annovera un solo interprete del ruolo: il mitico Lev Jascin, il 'ragno nero' sovietico che si vide conferire il premio nel 1963. Un evento unico. E se oggi si parla (legittimamente) di Donnarumma come possibile Pallone d'Oro, significa che comunque vada questo ragazzo ha già lasciato un segno nella storia del calcio globale. Un Modigliani a modo suo.

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