O la maglia numero 10 o un giocatore in meno. Nel Barcellona post-Messi, oltre che col dolore di una perdita che il popolo blaugrana mai avrebbe voluto affrontare, c’è anche un aspetto paradossale che aggiunge la beffa: l’assegnazione della maglia che per un’epoca intera è stata indossata dalla “Pulga” e adesso sarebbe un macigno per l’eventuale erede.

Altrove il problema si risolverebbe ritirando per sempre la maglia che porta quel numero, come a Napoli con la 10 che fu indossata da Diego Armando Maradona. Ma in Spagna una mossa del genere non è possibile a causa del rigido regolamento della Liga Nacional de Fútbol Profesional (Lfp). Che in materia di equipaggiamento da gioco non lascia margini di manovra: quel 10 deve essere assegnato. Ciò che, da quanto si apprende nelle ultime ore, avrebbe fatto orientare la dirigenza barcellonista verso una scelta di compromesso che tuttavia è tutta da realizzare, ma prevederebbe la designazione di una vittima. La sola cosa certa è che almeno per questa stagione sarà molto difficile vedere in campo la maglia blaugrana numero 10 che è appartenuta a Lionel Messi.

La maglia di Lionel Messi al Barcellona (AP Photo/Joan Monfort)

Da 1 a 25

Ma cosa stabilisce il regolamento della Lfp? Esso afferma che i calciatori del gruppo principale di ciascuna squadra iscritta ai campionati professionistici debbano vedersi assegnato un numero di maglia che va dal 1 al 25.

Ulteriore specificazione riguarda i numeri da associare ai tre portieri: 1, 13 e 25. I numeri da 26 a 50 vengono invece riservati ai calciatori provenienti dai ranghi delle giovanili e resi disponibili agli allenatori per i periodi in cui infortuni e squalifiche potessero provocare ristrettezze nel gruppo principale.

Quanto ai numeri di maglia dal 51 in poi, semplicemente, nella Liga spagnola non esistono. Il motivo non è noto. Forse ansia di iper-regolamentazione, forse una scelta estetica perché in effetti quando i numeri impressi sulla maglia cominciano a diventare esagerati si ha l’impressione della baracconata.

Di tali restrizioni ha fatto esperienza nell’estate del 2018 il portiere ucraino Andriy Lunin, appena acquisito dal Real Madrid e subito girato in prestito al Leganés.  Lunin avrebbe voluto indossare la maglia numero 99 ma si è visto opporre il rifiuto. Ha finito con l’accontentarsi di una soluzione di compromesso: la maglia 29, un numero che va oltre i primi 25. Scelta  resa possibile dal fatto che il portiere ucraino fosse un calciatore under 23.

Due sono le conseguenze della disciplina tracciata dalla Lfp in materia di numeri di maglia.

La prima conseguenza: è vietato ritirare un numero di maglia in onore di un calciatore che ha fatto la storia di un club. Negli anni passati avrebbe voluto farlo il Real Madrid con la maglia numero 7, in onore di Raúl González Blanco. Ha dovuto ripiegare in buon ordine, così come è toccato a altri club del calcio professionistico spagnolo che avrebbero voluto omaggiare campioni del loro passato. La sola opzione che resta a questi club è non assegnare il numero di maglia in questione a un calciatore della rosa che dovrà affrontare la singola stagione sportiva.

Dall’ipotesi appena tracciata deriva la seconda conseguenza: se una società decide di non assegnare un numero di maglia, significa che affronterà la stagione agonistica spagnola con un calciatore in meno. Venticinque maglie, venticinque calciatori. Ventiquattro maglie, ventiquattro calciatori. E così via.

Il povero canterano

La dirigenza del Barça avrebbe volentieri ritirato la maglia di Leo Messi. Non può farlo e allora ha provato a assegnarla a chi se la sentisse. E chi volevate che se la sentisse, specie dopo un addio così traumatico da parte del fuoriclasse argentino?

C’è da immaginare le scene nello spogliatoio quando è stata messa la 10 all’incanto. Gente che fischiettava guardando in su, gente che mandava messaggi Whatsapp a casa per fare giungere un’improvvisa telefonata, gente che fingeva di avere sangue al naso per fiondarsi fuori.

Un candidato dietro l’altro si sono sfilati tutti. A un certo punto si è fatta largo addirittura l’ipotesi dell’attaccante brasiliano Philippe Coutinho, uno degli acquisiti più fallimentari nella storia recente del Barça. Ma fare una mossa del genere significava aprire la possibilità di una futura causa del lavoro per mobbing.

Sicché è stato approntato un escamotage di cui ha dato notizia nella serata di ieri il sito del quotidiano catalano Sport. La maglia numero 10 potrebbe essere assegnata a un “canterano”, cioè a un ragazzo del settore giovanile aggregato alla prima squadra ma evidentemente destinato a non mettere mai piede in campo.

Una soluzione che consentirebbe di ritirare di fatto la 10 senza ritirarla formalmente. Ma se davvero dovesse essere questa la soluzione, pensate al triste destino del ragazzo prescelto. Costretto a portare come una croce il 10 sulla schiena e consapevole, prima ancora che inizi il campionato, di non dover giocare nemmeno un minuto nella Liga. Il capro espiatorio della prima “stagione senza” del Barça.

© Riproduzione riservata