Si era finanziata anche con i fondi del governo per la pandemia la pizzeria fiorentina che faceva da copertura per le attività di un clan camorristico di Salerno. Dopo più di un anno di indagini, il 10 settembre sono state arrestate sette persone, mentre per altre tre sono stati disposti gli arresti domiciliari. Un commercialista e un consulente del lavoro, invece, sono stati interdetti dall’esercizio delle loro attività professionali. L’operazione della polizia e della Guardia di finanza di Firenze è stata condotta nel capoluogo toscano e in alcune località nelle province di Salerno, Prato, Latina, Verona e Potenza.

L’ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere con aggravante mafiosa, finalizzata a ricettazione, furto, violazione della normativa in materia di immigrazione, riciclaggio di denaro. E all’indebita percezione di erogazioni pubbliche. 

La pizzeria 

La pizzeria di Firenze era stata acquisita dall’organizzazione dopo l’inizio della pandemia. Gli indagati sono riusciti ad ottenere 2mila euro di finanziamenti previsti dal decreto sostegni e 30mila attraverso il decreto legge su accesso al credito e adempimenti fiscali per le imprese. Grazie alle indagini iniziate nel luglio 2020, si è impedito che l’organizzazione continuasse ad “autofinanziarsi” con contributi ottenuti da due istituti di credito. 

Il locale, dove per gli inquirenti i membri dell’organizzazione mafiosa svolgevano le loro attività di ricettazione, è anche finito al centro di un’escalation fra clan rivali. Iniziati dopo il rilascio del fratello del gestore della pizzeria, nel dicembre 2020, gli episodi di ritorsione contro il clan salernitano sono arrivati fino al capoluogo toscano: a febbraio 2021 una bomba carta è stata fatta scoppiare a poca distanza dalla pizzeria. 

Il ristorante, insieme ad altri esercizi commerciali fiorentini, è anche stato usato per favorire l’ingresso in Italia di 15 immigrati, che hanno pagato 1.500 euro ai gestori per ottenere falsi contratti di assunzione. 

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