Fate, folletti e paesaggi incantati. Sono questi, almeno in apparenza, i protagonisti di una vicenda incredibile, nella quale l’orrore ha soppiantato la fantasia per tre interminabili decadi. Terribili abusi, violenze inaudite, vere e proprie sevizie che scorrono nell’ombra – fra erboristerie, centri di psicologia, scuole di danza e corsi di spada celtica – fra Lombardia, Piemonte e Liguria. Protagonisti di questa vicenda – che raccontiamo per la prima volta in modo integrale, grazie all’uso di documenti che fino ad adesso mai nessuno ha avuto fra le mani e attraverso delle testimonianze esclusive di chi dentro questa setta ha passato oltre metà della propria esistenza – sono uomini e donne, ma soprattutto ragazze e bambine. Al centro un erborista che si faceva chiamare "il dottore" e che pretendeva di decidere i destini dei suoi seguaci in ogni minimo dettaglio.
«Il dottore aveva tutto sotto controllo. Era lui che decideva se eri adatta o meno ad accoppiarti con lui, e così a godere del suo latte magico che in realtà era il suo sperma. Era lui che ti ordinava di andare a fare i gioielli, di seguire i corsi, di fare proselitismo. Era lui che ha condizionato tutta la mia vita, e quella di decine e decine di donne che sono passate per le sue grinfie, e il suo hotel alle porte di Cerano», ci spiega una delle vittime, che chiameremo Simona, e che per la prima volta ha deciso di parlare.

L’abbiamo incontrata alle porte di Milano una fredda mattina di novembre, e davanti a una cioccolata calda e due the bollenti, mentre i suoi occhi si facevano sempre più umidi e la sua voce sempre più tesa, ha deciso di raccontarci la sua storia. Lo ha fatto nonostante la paura, perché i fedelissimi «per il dottore darebbero la vita».
Quello che Simona ci svela corre parallelo a quanto raccontato dalla Polizia nel dossier Operazione Dioniso, e che da una manciata di mesi e oggetto di processo.

Vietato agli ebrei

«Raccontare questa storia – prosegue Simona – è aprire una porta nell’orrore umano». Ed effettivamente quello che accadeva nelle Bestioline di Novara – che così si chiamavano fra di loro, utilizzando nomignoli in apparenza innocui come capretta o gattino – non è immaginabile, e comprende atti di pedofilia, di zoofilia, ma anche inenarrabili manipolazioni mentali, nonché crudeli e perversi giochi sessuali in cui le parti intime vengono equiparate a calderoni magici, e cera calda viene versata sui genitali cosicché «tramite la sofferenza fisica, si possano vedere i colori».
Al centro di tutto il dottore, che non permetteva a nessuno di rivolgersi a lui utilizzando il suo nome e cognome, e che in realtà si chiamava – poiché è morto poco dopo l’inizio del processo, nel marzo 2023 – Gianni Maria Guidi.

Laureato in scienze erboristiche, titolare della ditta Quintessenzia srl, aveva intestate diverse attività, fra cui un laboratorio e un’erboristeria. «Era grasso, aveva pochi capelli e denti marci. Però nei suoi confronti tutte e tutti avevamo un senso di riverenza. Spesso nei riti sedeva su un vero e proprio trono... E soprattutto era molto furbo: non aveva un suo telefono, non parlava al telefono ma i suoi ordini erano riferiti dalle mami… E poi c’è un tratto di cui quasi mai si parla: era razzista e di estrema destra. Proibiva a ognuna di noi di portare all’interno dell’organizzazione ebrei. E in alcune circostanze ci siamo trovate a fare feste dove ci obbligava a fare il saluto nazista», ci racconta ancora Simona.

Le testimonianze

Ma la violenza che va in scena dentro l’organizzazione è profonda, reiterata e assoluta. Le tante testimonianze agli atti fanno venire i brividi. Come quella di Anna (nome di fantasia, ndr) che ha sette anni quando, nel 1993, viene iniziata alla psicosetta.

I genitori sono separati e poco presenti e così è la zia, già membro dell’organizzazione, a farle conoscere il braccio destro di Guidi: Ada. «Già dalla prima volta – racconterà Anna agli inquirenti – mi fu chiesto di spogliarmi, secondo loro per mettermi a mio agio, in realtà io non ero molto contenta, ma sia Ada che mia zia si spogliarono rimanendo totalmente nude, dicendomi che in tal modo erano più libere, così come erano liberi tutti gli animali che erano rappresentati a casa di Ada. Nonostante il mio disagio, con la scusa di farmi provare gli abiti di danza, riuscirono poi a farmi spogliare».

È solo l’inizio. Anna – come accadrà ad altre bambine – gradualmente verrà iniziata ai riti della setta, trascinata dentro un mondo che negli anni ha toccato centinaia di persone. Sarà obbligata a rendere conto di tutte le sue scelte - compreso il corso da seguire all’Università - al dottore.

Denuncia inascoltata

Potremmo andare avanti per ore. Di certo c’è che quello delle Bestioline di Novara è uno dei casi più sconvolgenti e atroci della recente storia italiana.

A rendere ancora più inquietante e incredibile questa vicenda – come se non bastassero i riti orgiastici, le due morti sospette, le guardie armate e la dottrina di Guidi di cui raccontiamo nel podcast – è il fatto che questa storia sarebbe potuta cambiare 10 anni fa.

Quando una giovane donna, fuoriuscita nel 1997, dopo 13 anni di terapia trovò la forza di denunciare. Era il 2010: la donna fornì dettagli e informazioni che permisero agli investigatori della mobile di Milano di risalire ad Anna e ai principali partecipanti del gruppo.

Tutto però venne archiviato. Tutto rimase nell’ombra. Almeno fino a quando proprio la piccola Anna non ha trovato il coraggio di parlare, e di portare alla sbarra l’uomo e le donne che hanno tessuto per decenni i suoi peggiori incubi.
Sulle indagini milanesi che avrebbero potuto salvare varie esistenze ed evitare, forse, decine di traumi, ora a volerci vedere chiaro è la deputata del Movimento cinque stelle Stefania Ascari che, dopo il podcast, ha presentato un’interrogazione.

La parlamentare, una delle poche da sempre attenta al fenomeno settario tanto da presentare anche una proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta, ha chiesto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, se «disponga di elementi in ordine alla vicenda, che appare di estrema gravità, anche in considerazione della necessità di tutelare il superiore interesse del minore». E, soprattutto, «quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in ordine alla correttezza dell’operato delle autorità coinvolte, valutando l’invio di ispettori ministeriali presso il Tribunale e la Procura di Milano e, eventualmente, l’avvio delle conseguenti azioni disciplinari».

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