Quarantasette anni dopo Adriano Panatta, l'Italia del tennis ha un altro numero 4 al mondo. È proprio lui, Jannik Sinner, il Peccatore, non più tardi di un paio di settimane fa criticato per vilipendio alla bandiera, quando al rientro dagli US Open aveva preferito riposare, anziché andare a giocare i preliminari di Coppa Davis con la nazionale.

In diretta dai Bei Tempi di una volta, gli sono stati gettati addosso titoli, editoriali, opinioni, hashtag e qualche meme. Il Peccatore, pover’Italia, era pure un Traditore. In fondo non era lo stesso ragazzo che aveva deciso di non andare alle Olimpiadi?

Il percorso

In una sera di Pechino, battendo per 7-6 6-1 il numero 2 del mondo, lo spagnolo Carlos Alcaraz, Jannik Sinner ha invece spiegato come vanno le cose nel tennis contemporaneo, anzi, nello sport contemporaneo, dove i calendari affollati impongono scelte, rinunce, il giusto equilibrio tra impegni, allenamenti, recupero, riposo.

A maggior ragione per lui, 22 anni, un ragazzo ancora incompiuto nel fisico, in una scena dove picchia bene chi picchia forte. Sinner è spesso alle prese con qualche acciacco o qualche dolorino. Una volta è una vescica, un’altra volta è la schiena.

Nei quarti di finale contro il bulgaro Dimitrov ha vomitato in campo. Nel turno precedente aveva chiesto l’intervento del fisioterapista per un problema fisico. Il suo avversario Evans lo ha preso in giro, facendone l’imitazione. Ma nessuno sportivo di vertice, oggi, può immaginare di essere presente sempre e ovunque.

Scavalcare una montagna

Forse Alcaraz chiuderà la carriera con un numero di tornei dello Slam superiori a quelli di Jannik (per ora siamo 2-0), ma ogni volta che se lo troverà di fronte, dovrà scavalcare una montagna, una di quelle assai care a Sinner, da bambino sciatore, prima di scegliere la racchetta e allenarsi in casa, picchiando la palla contro l’interruttore della luce, accesa, spenta, accesa, spenta.

Dopo il colpo grosso di Pechino, potremmo finanche azzardare che senza la rinuncia in Coppa Davis, Jannik SInner adesso non sarebbe dov’è, al numero 4 del mondo, com’era riuscito in passato al solo Adriano Panatta nel 1976. Ha quasi la certezza di un posto al Masters di Torino a novembre. Si può essere utili al movimento del proprio paese anche saltando qualche impegno in maglia azzurra. 

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