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La seconda ondata non sarà come a marzo

LaPresse
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Paolo Vineis, epidemiologo all’Imperial College di Londra e vicepresidente del Consiglio superiore di sanità spiega a Domani le differenze tra prima e seconda ondata, quello che avremmo potuto fare per prepararci e quello che si è rivelato impossibile da realizzare

  • Vineis è uno dei più celebri epidemiologi italiani, un esperto di salute pubblica e del rapporto tra pandemie e globalizzazione
  • Oggi spiega che siamo molto più preparati e informati sulla pandemia, ospedali e Rsa in particolare sono molto più protetti
  • Ma qualcosa di più si sarebbe potuto fare, soprattutto nello studio di come si trasmette il virus e di come ci si può proteggere

«Lavoriamo non nell’incertezza, ma nella totale incertezza». Paolo Vineis è uno dei più celebri epidemiologi italiani. Professore all’Imperial College di Londra, vicepresidente del Consiglio superiore di sanità e consulente della regione Piemonte, è abituato a lavorare con i tempi lunghi delle ricerche mediche, come quelli degli studi sulla cancerogenità delle sostanze chimiche di cui si è a lungo occupato, che consentono di ottenere dati solidi sui quali i governi possono agire in modo informa

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