L’inchiesta sul “Sistema Verdini” della procura di Roma è solo all’inizio. E non smetterà di portare imbarazzi soprattutto a Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture fidanzato di Francesca Verdini, figlia e sorella dei principali indagati di questa storia di affari e nomine all’ombra dell’Anas. Nell’ordinanza che ha disposto gli arresti domiciliari per Tommaso Verdini, cognato del numero uno della Lega, spunta ora anche il nome di un’altra società che sarebbe stata utilizzata dagli indagati e dai Verdini per continuare a fare affari dopo le perquisizioni dell’estate del 2022. Emergono, poi, i rapporti con la Sarc Spa, di cui Verdini jr era consigliere di amministrazione: la società, già concessionaria di Anas ai tempi dell’ex ad Massimo Simonini (anche lui indagato), è riconducibile a Vito Bonsignore, amico di Denis Verdini.

Due società, un solo indirizzo

Non ci sarebbe, dunque, solo la Inver tra le società utilizzate da Tommaso e Denis Verdini e il loro socio Fabio Pileri (pure lui ora ai domiciliari) per fatturare quelle «consulenze fittizie», così definite dai pm. Le perquisizioni del luglio 2022 avevano fatto emergere l’esistenza dell’indagine per corruzione che coinvolge i tre, alcuni dirigenti apicali di Anas (tra cui l’ex amministratore delegato e attuale commissario straordinario per la Statale Jonica e la Grosseto-Fano, Massimo Simonini) e alcuni importanti imprenditori del settore delle costruzioni. L’operazione della finanza si era rivelata subito una bella grana per gli affari. Così Verdini padre e figlio decidono di riorganizzarsi per continuare gli affari in un momento d’oro. Con la vittoria della destra alle elezioni e la nascita del governo Meloni, il ritorno di Matteo Salvini – compagno di Francesca Verdini dal 2019 – aveva creato molte speranze tra gli indagati: «Guarda caso arrivano dopo che Salvini si è insediato. Che tempistica ragazzi!», afferma Pileri intercettato, riferendosi ai clienti tornati alla carica con l’arrivo del nuovo esecutivo.

Inver – come raccontato da Domani – era stata fondata nel 2017 anche da Francesca Verdini, che ne è stata socia fino a luglio 2021. Il 27 settembre, a due giorni dalle elezioni, Denis Verdini e il figlio Tommaso parlano di riorganizzazione degli affari. «Seguendo accorgimenti suggeriti da un loro avvocato [...] Tommaso Verdini anticipa al padre di voler concludere un accordo con la Pda in modo da simulare l’interruzione del rapporto di consulenza con la Inver». La Pda è la Political Data Agency, società fondata nel 2018 da Niccolò Macallè e Lorenzo Salusest. Pda si occupa «di rapporti istituzionali e di monitoraggio e analisi dei dati» per partiti – Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, ma anche Pd e Scelta Civica – enti istituzionali e importanti multinazionali. «Lo faccio fare alla Pda a Niccolò (Maccallè, ndr), mi rifanno il contratto [...] non vogliono perdere neanche un minuto di rapporto con noi perché è fondamentale», dice Tommaso Verdini al padre. È Denis a ricordare poi che una volta scemata l’attenzione degli inquirenti avrebbero rilevato le quote della Pda: «Quote però cedute da Macallè si fa dopo… Ci vuole solo grande pazienza, solo grande pazienza. Ci vorrà perché ci fanno impazzire su tutto adesso». Gli investigatori ritengono questa sia «un’altra conferma della natura fittizia dei contratti di consulenza» stipulati dai Verdini con gli imprenditori che si rivolgono a loro. Inver e Political Data Agency condividono tra l’altro l’indirizzo della sede: via della Scrofa 64, a pochi passi dal Senato e dalla sede di Fratelli d’Italia. Niccolò Maccallè è socio fondatore e amministratore unico: 33 anni, consigliere comunale di Montespertoli (in provincia di Firenze), presidente dell’unione dei comuni della Valdelsa, è anche nella segreteria del gruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana. L’altro socio, Lorenzo Salusest, giornalista, è anche responsabile della segreteria politica del portavoce dell’opposizione in Regione Toscana, il leghista Marco Landi. Senior partner di Pda è Riccardo Mazzoni, un verdiniano di ferro.

Verdini Jr e la Ragusa-Catania

Le intercettazioni su Political Data Agency conducono a un altro grande affare. Parlando con il padre, scrivono i detective, «Tommaso Verdini riporta lo stato dei pagamenti vantati da Inver, informando gli interlocutori di aver dovuto rinunciare alla somma di 3.000 euro, assai verosimilmente collegata ai compensi per la carica di componente del consiglio di amministrazione della Sarc Spa». La gran parte delle quote di Società Autostrada Ragusa Catania, ora in liquidazione, è della Silec Spa di Vito Bonsignore. Anche lui ha subito la perquisizione di un anno e mezzo fa. Come riportato dal Fatto Quotidiano, Bonsignore ha incontrato Denis Verdini nell’autunno 2022, quando il suocero di Matteo Salvini era agli arresti domiciliari nella sua casa fiorentina. Gli incontri avvenivano nel ristorante romano dei Verdini, dove gli indagati si ritrovavano tra di loro e con dirigenti di società pubbliche e politici come il sottosegretario all’Economia, il leghista Federico Freni (non indagato). La Ragusa-Catania è una grande incompiuta del nostro paese: la Sarc aveva ottenuto la concessione nel 2014 senza però realizzare nessun tipo di lavoro. L’Anas poteva tornare sui suoi passi nel 2019, senza sborsare un euro. Ma nel 2020 (governo Pd-Cinque stelle) stanzia 37 milioni come buonuscita per Bonsignore. L’anno successivo Verdini jr diventa consigliere nel Cda della Sarc. Un regalo a Bonsignore cui non si è opposto un altro indagato nell'inchiesta sul “Sistema Verdini”: l’ex ad di Anas Massimo Simonini, considerato manager di riferimento dei Verdini e che Salvini ha lasciato con tutti i suoi incarichi nonostante l’inchiesta.

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