Marcello Minenna, ex potente direttore dell’agenzia delle dogane, oggi assessore in Calabria con le destre, ha prima voluto come braccio destro Alessandro Canali e poi l’agenzia lo ha allontanato revocandogli l’incarico. La colpa di Canali è stata l’autonomia rispetto alle scelte di Minenna, arrivato lì in quota M5s e in ottimi rapporti anche con il Pd, e la richiesta di inquadrare in modo formale la posizione di una funzionaria cara al direttore. Richiesta che ha rappresento l’inizio dei guai di Canali. Ora sull’allontanamento arriva una pesante scure del giudice civile, Antonio Tizzano, in una sentenza emessa in queste ore che accoglie i ricorsi presentati da Canali contro la terza agenzia fiscale del paese. L’agenzia delle dogane dovrà ristorarlo con una cifra poco superiore ai 300 mila euro. Alla cifra si arrivano sommando diverse voci che rispondono ad alcune delle doglianze del professionista. «Il tribunale accoglie i ricorsi in parte, anzitutto con l’accertamento e la declaratoria dello svolgimento di mansioni superiori, di Vicedirettore, da parte di Canali per il periodo dal 4.3.2020 (decorrenza del primo atto di delega) al 23.9.2021 (data di revoca dell’incarico dirigenziale) con conseguente condanna dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al pagamento della somma complessiva lorda di € 154.260,93», si legge nella sentenza. Non solo, secondo il giudice del tribunale civile di Roma, è illegittima la revoca dell’incarico dirigenziale di direttore della segreteria del vicedirettore e così ha provveduto a condannare l’agenzia a un risarcimento nei confronti di Canali di 160 mila euro lordi.  Da ultimo le dogane dovranno anche rifondere le spese legali pari a nove mila euro.

Il licenziamento

C’è un altro aspetto che è stato preso in considerazione dalla sentenza del giudice civile quello relativo alla sanzione disciplinare irrogata al Canali nel maggio 2022. Il riferimento è al licenziamento senza  preavviso per due contestazioni che avevano portato al siluramento del professionista dall’agenzia. Sanzione che ora il tribunale ha stabilito come totalmente illegittima, un atto inaspettato e ritorsivo. L’agenzia in giudizio ha portato documenti e a supporto è intervenuto anche Marcello «per sostenere le ragioni tutte di ADM (l’agenzia, ndr)», ma è stato tutto inutile. Alla fine l’agenzia è stata condannata a pagare una cifra considerevole, figlia della gestione da pieni poteri di Minenna.

Era stato proprio il dominus dell’agenzia, nel 2020, a conferire a Canali l’incarico dirigenziale «direttore della Segreteria del Vicedirettore» dopo una procedura di interpello pubblico. I dissidi nascono quando, emerge dai ricorsi, Canali pone la questione relativa all’assegnazione al proprio ufficio di una funzionaria molto vicina al direttore generale, Patrizia Bosco, distaccata da un’altra autorità. «In data 8.9.2021, egli (Canali) è stato informato dalla propria segretaria che la Bosco “risultava non aver mai timbrato il cartellino e pertanto l’applicativo gestionale dell’ufficio non permetteva la chiusura della contabilità”», si legge nel ricorso.

Canali chiedeva così una regolarizzazione di quella posizione, un incontro con i vertici, ma da quel momento sono partite le procedure che hanno portato al suo licenziamento. La gestione Minenna è al vaglio anche della magistratura penale, a Forlì è ancora indagato in un’indagine per corruzione che ha visto, nelle scorse settimane, l’accoglimento da parte della procura della richiesta di patteggiamento avanzata da Gianluca Pini, ex deputato leghista. 

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