La notizia era attesa. Già qualche settimana fa, rispondendo all’interrogazione presentata da Luana Zanella, capogruppo alla Camera dell’Alleanza verdi-sinistra, il ministro dei Rapporti con il parlamento Luca Ciriani, aveva spiegato, parlando a nome del titolare della Salute Orazio Schillaci, che appariva «ineludibile, anche in relazione alle attribuzioni del ministro dell’Economia e delle finanze, la questione della compatibilità della tenuta finanziaria delle scelte operate nel settore farmaceutico per l’impatto sulla relativa spesa a carico del fondo sanitario nazionale, stimato in 140 milioni di euro».

Il riferimento era alla svolta dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che aveva dichiarato l’intenzione di rendere gratuita la pillola anticoncezionale per le donne di tutte le età. Costo dell’operazione, per l’appunto, 140 milioni di euro. Ma il governo, questo era il senso delle parole di Ciriani, non alcuna intenzione di versare un centesimo. Doveva essere quindi l’Aifa a completare l’operazione, reperendo le risorse dal budget a disposizione per la spesa farmaceutica. E l’Aifa, come previsto, per ora non lo farà.

Lo stop

Il consiglio di amministrazione dell’Agenzia ha infatti deciso ieri di non pronunciarsi sulla questione chiedendo ulteriori approfondimenti. «Preso atto che le Commissioni consultive dell’Agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema sanitario nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità – si legge nella nota diffusa al termine della riunione – ha rilevato che non sussistono gli elementi essenziali per deliberare». Il aggiunge comunque di essere «pronto a svolgere il suo ruolo e a esprimere compiutamente il suo parere non appena disporrà dell’adeguata istruttoria richiesta alle Commissioni consultive».

Le ipotesi in campo

Le soluzione sono infatti diverse: prevedere la gratuità della pillola per tutte le donne in età fertile, oppure per le donne in condizioni economicamente disagiate o per le giovani fino a 19/26 anni come avviene in alcuni paesi europei e nelle regioni italiane che offrono gratuitamente la pillola anticoncezionale.

Si tratta di Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, provincia autonoma di Trento, mentre nel Lazio il provvedimento era stato annunciato dalla giunta Zingaretti. Anche per questo il consiglio di amministrazione di Aifa si impega ad attivare un tavolo di concertazione con i ministeri vigilanti e la conferenza delle regioni.

L’argomento è ovviamente controverso, a maggior ragione dopo la vittoria del centrodestra guidato da Giorgia Meloni e l’arrivo in un posto chiave come il ministero della Famiglia di una figura divisiva come Eugenia Roccella, che sui temi etici ha sempre posizioni radicali (e anche per questo è stata recentemente contestata al Salone del libro di Torino.

Tra i nettamente contrari ci sono Pro Vita & Famiglia che definisce l’ipotesi della pillola gratuita «grave e pericolosa» ma anche Moige-Movimento italiano genitori che accusa l’Aifa di discriminare «chi fa i figli». Diversa la posizione del presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli che, dopo l’ok del Comitati prezzi e rimborsi dell’Agenzia, aveva parlato di «un provvedimento condivisibile, che riduce le ineguaglianze e rende le donne uguali davanti alla salute». La gratuità, per l’Associazione italiana per l’educazione demografica, rappresenterebbe invece «un ritorno al futuro. Nel senso che fino al 1993, ovvero fino a trent’anni fa, la contraccezione era già gratuita, e questo ha contribuito anche alla sua conoscenza e diffusione tra le donne italiane».

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