«Basta sfruttamento, precarietà e intimidazioni», è lo slogan urlato dal collettivo degli studenti e dei lavoratori dell’università la Sapienza di Roma nel primo giorno degli open day.

Mentre centinaia di future matricole erano presenti all’interno della città universitaria, accompagnati da genitori e amici, per conoscere in maniera più approfondita i programmi di studio offerti dall’ateneo, un corteo ha sfilato in maniera pacifica per chiedere alla rettrice Antonella Polimeni di porre fine ai bassi salari dei lavoratori della vigilanza non armata e per chiedere spiegazioni sulle intimidazioni che due responsabili dell’ateneo avrebbero fatto nei confronti di alcuni dipendenti.

L’inizio

Questa storia ha inizio a luglio del 2022, quando il servizio di vigilanza non armata è stato affidato – tramite una gara pubblica – alla società Battistolli di Vicenza. Con i nuovi contratti come è già accaduto in passato, circa 25 lavoratori si sono trovati in busta paga duecento euro in meno al mese e senza quattordicesima, a fronte dello stesso orario di lavoro. «Dopo vari incontri infruttuosi con i sindacati Cgil, Cisl e Uil decidiamo di passare in blocco ai Cobas e inviamo una diffida all’azienda e per conoscenza alla Sapienza in quanto responsabile in solido riguardo il salario che ci viene retribuito», dice Marco De Santis, che svolge servizi di guardiania alla Sapienza dal 2005. Dopo diciotto anni di lavoro, oggi a 52 anni è ancora nel limbo della precarietà. «Per tutta risposta, dopo qualche giorno, due dipendenti dell’ufficio security della Sapienza, che supervisionano il nostro lavoro di vigilanza, hanno incominciato a girare per le nostre postazioni con copia della diffida in mano minacciandoci e chiedendo spiegazioni».

Le minacce

Alcune delle intimidazioni sono state registrate dai dipendenti che hanno deciso di sporgere querela. «Lo sai mo’ che famo co’ la trattativa vostra? Una strage. Sono queste le conseguenze. …. Altro che 1200 euro, 1300 euro… Sarete licenziati», dice Sandro Mauceri, il responsabile della vigilanza dell’università a uno dei dipendenti. «Piangi pure tu, annateme a denuncia’ pe’ mobbing, che so’ aggressivo… Fate quello che ve pare», ribatte lo stesso a una lavoratrice. Per il responsabile della Sapienza i lavoratori della vigilanza non armata sono «una banda di ignoranti che hanno la terza media e pretendono di guadagnare di più di uno che è laureato». Per questo, «non vi meritate un cazzo e fate schifo, lavorate male, state sempre al telefono, e al prossimo appalto vi caccio via….oltre che fate schifo come lavorate, pretendete pure l’aumento dello stipendio, ritira sta diffida [..]». 

Parole pronunciate all’interno di uno degli atenei universitari più noti e prestigiosi d’Italia. In una delle registrazioni si sente il responsabile Sapienza dire: «Sono io il problema vostro? C’ho troppo potere? Questo vi dà fastidio? C’ho il potere di vita o di morte? Si! È invidia? Ve fa male che c’ho il potere di vita e di morte? E mo' io ve lo dimostro se è questo che volete».

Dopo le minacce

I lavoratori, quindi, decidono di informare l’università del comportamento dei suoi dipendenti, ma nulla si muove per mesi. «La Sapienza non si è mai pronunciata in modo trasparente e continua a fare scudo ai suoi dipendenti. In una riunione avuta con gli studenti ha detto che non erano minacce ma toni confidenziali», spiega De Santis.

A oggi l’unico provvedimento preso è stato il suo spostamento in un altro appalto fuori Sapienza. «La motivazione è che pensano che da me è partita la protesta e quindi sono stato messo fuori come esempio per tutte le altre persone che poi eventualmente in un futuro avrebbero deciso di continuare su questa strada», dice Marco.

La risposta dell’università

Contattata da Domani, l’università si smarca dalle responsabilità contrattuali. «L’Ateneo non ha alcuna competenza al riguardo così come confermato dal Giudice del Lavoro con provvedimento del 15 giugno 2023. Inoltre i giudici amministrativi, con sentenze tutte favorevoli per Sapienza, hanno documentalmente smentito quanto assunto da alcuni studenti e dalle organizzazioni sindacali, secondo cui vi sarebbe stato un peggioramento salariale dei lavoratori nel passaggio dalla società uscente a quella vincitrice».

Ma dalle buste paga di alcuni dipendenti consultate da Domani risulta in realtà una retribuzione salariale minore tra le buste paga del 2022 e del 2023. Per quanto riguarda invece le intimidazioni subite dai dipendenti, l’università risponde: «L’amministrazione dell’Ateneo è intervenuta prontamente istituendo una Commissione di verifica interna per l’accertamento dei fatti».

Nella sua risposta, l’università fa sapere di aver ricevuto due lettere. La prima, firmata da alcuni rappresentanti dei lavoratori di custodia e guardiania che si dissociano dalla manifestazione dei colleghi e ritengono che l’università «non possa entrare nel merito di quelli che sono i rapporti tra la ditta appaltatrice e i suoi dipendenti».

La seconda lettera, invece, proviene da alcuni rappresentanti del senato accademico che accusano il collettivo studentesco di aver messo in atto «comportamenti lesivi dell’intera comunità studentesca oltre che dell’immagine dell’ateneo» con la manifestazione svolta nell’open day. 

«I comportamenti lesivi all’intera comunità studentesca e all’immagine dell’ateneo sono prima di tutto le condizioni di lavoro a cui si costringono lavoratori e lavoratrici tramite le logiche di esternalizzazione, si parla di paghe orarie di 6.6 euro lordi», rispondono dal collettivo che ha organizzato la manifestazione. «Sono poi le minacce subite dagli stessi lavoratori da parte dei dirigenti sapienza che mettono in cattiva luce l’ateneo, non di certo un presidio pacifico in supporto di uno sciopero autorizzato, con qualche volantinaggio e qualche intervento», aggiungono. «Inoltre – si legge nel loro comunicato – troviamo infine curioso che proprio nel giorno dello sciopero, Sapienza sia così ben fornita di voci che attaccano la protesta».

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