Avrebbe imposto a una sua paziente di subire palpeggiamenti «sotto i vestiti e a contatto con la pelle», poi le si sarebbe gettato addosso «baciandola sulla bocca» e avrebbe continuato anche «dopo che lei si era alzata per sottrarsi alla condotta, esplicitando il suo diniego», infine «le cingeva alle spalle con le braccia stringendole il seno con le mani ed appoggiandosi con il suo corpo contro di lei». Il tutto sarebbe avvenuto subito dopo una visita, visto che lui era il suo medico di fiducia. Lei non avrebbe avuto alcun margine di reazione, perchè avrebbe agito con violenza e «gesti repentini» mentre erano seduti su un divano in un ufficio dentro al complesso del Gemelli.

È questa l’accusa da cui dovrà difendersi Luca Richeldi, professore ordinario delle Malattie dell'Apparato Respiratorio presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Unità operativa complessa di pneumologia dell’ospedale Gemelli. Rientrato in Italia dopo anni di lavoro all’estero, durante l’emergenza Covid Richeldi è diventato anche volto televisivo come esperto di pneumologia.

Dopo un’indagine durata nove mesi da parte della procura di Roma, infatti, è arrivata a carico del medico la richiesta di rinvio a giudizio per violenza sessuale aggravata, con fissazione dell’udienza preliminare. Le avances e i palpeggiamenti di cui il medico si sarebbe reso protagonista, infatti, secondo la procura integrano gli estremi della violenza sessuale. Per giurisprudenza ormai consolidata, infatti, rientrano nella fattispecie di violenza sessuale tutti gli atti che violano la libertà sessuale di chi li subisce, anche se non si concretizzano in un atto sessuale. A carico di Richeldi si è aggiunta anche la contestazione dell’aggravante di aver commesso il fatto abusando della sua autorità, visto il suo ruolo di medico di fiducia della donna.

Le presunte molestie sarebbero avvenute a inizio 2022 e, a distanza di meno di un anno, la paziente ha deciso di denunciarle in questura, ricostruendo quello che il medico le avrebbe fatto.

Il caso è ora nelle mani del Gup di Roma, che il prossimo maggio deciderà se disporre il rinvio a giudizio. A suffragio della sua versione, la donna che ha denunciato la violenza – una professionista romana – ha portato gli screenshot di alcuni messaggi e le chat whatsapp tra lei e l’imputato e ha prodotto la relazione di uno psicologo. Inoltre la procura ha ottenuto i tabulati telefonici che hanno permesso di verificare che il cellulare della donna si è agganciato nelle celle corrispondenti al luogo in cui è avvenuta la visita e questo permette anche di stabilire il tempo in cui si è trattenuta lì.

Si tratta di un caso particolarmente delicato – come sempre quando si tratta di un reato come la violenza sessuale – perché le presunte molestie avrebbero avuto luogo mentre due erano da soli. Dunque, il giudice dovrà valutare la parola della denunciante contro la difesa del medico.

La versione del medico

Ogni valutazione ulteriore è prematura e spetterà al giudice ricostruire, per quanto possibile, l’accaduto e decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio della procura.

Domani ha contattato telefonicamente l’avvocato Guido Manca Bitti che, con l’avvocato Valerio Mauro, difende Richeldi. Il legale ha definito la situazione delicata e detto che il suo assistito contesta l’accusa che gli viene mossa: «Il professor Richeldi respinge qualsiasi addebito, ma si difenderà nelle sedi opportune e dunque davanti al giudice», ha detto Manca Bitti.

Dall’entourage del medico filtra soprattutto stupore e grande attenzione perché il caso venga gestito nel modo più tutelante possibile. Richeldi è considerato un professionista molto noto e stimato nel suo campo, senza alcun precedente di questo tipo. Anche al Gemelli, dove lavora a contatto con studenti e specializzandi, viene definito un medico professionale sul luogo di lavoro e non girerebbero voci di comportamenti scorretti.

In Italia

Quello in cui è rimasto coinvolto Richeldi non è il primo caso giudiziario che colpisce il Gemelli negli ultimi mesi. Nel dicembre scorso è finito sotto indagine il chirurgo del papa, Sergio Alfieri. A suo carico l’accusa è quella di falso in atto pubblico, perché il professionista sarebbe risultato formalmente in sala operatoria anche quando invece risultava altrove, in qualche occasione anche fuori dal policlinico romano.

Nei giorni scorsi, invece, un’ipotesi di reato analoga a quella di Richeldi è stata contestata anche a un altro medico, a Torino. Nel caso di Silvio Viale, ginecologo all’ospedale Sant’Anna e consigliere comunale della città, l’indagine è appena cominciata dopo le denunce di quattro donne, che hanno scoperto di aver subito molestie simili dopo che, al corteo femminista di Non una di meno del 25 novembre 2023, una delle partecipanti ha ricostruito pubblicamente la sua esperienza.

Anche in questo caso, le presunte violenze sessuali sarebbero avvenute durante le visite nel suo ambulatorio, gli esposti riferiscono di palpeggiamenti e frasi mortificanti a sfondo sessuale. Sentito da Repubblica, Viale si è detto estraneo ai fatti e stupito: «Non so niente di questa vicenda».

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