«Sappiamo che l’attenzione pubblica non dura moltissimo, sapevamo che sarebbe successo. Speriamo che il governo senta la voce del popolo, che gli italiani non vogliono avere rapporti con questi regimi che reprimono. In questo momento in cui c’è una crisi energetica ed economica importante è facile dare più importanza agli interessi che ai diritti umani e questo non deve succedere» dice Parisa Nazari.

L’attivista iraniana si è unita ad Amnesty e Coop per manifestare davanti all’ambasciata iraniana a via Nomentana. Il gruppo di dimostranti ha portato con sé una bandiera iraniana con una croce disegnata. Il messaggio è chiaro, spiega Nazari: «Ciascuno può fare qualcosa esprimendo la sua indignazione sui social o firmando petizioni. I politici devono capire cosa pensa l’opinione pubblica, che in Italia per fortuna conta. Dobbiamo far sentire la nostra voce». 

Un tentativo di tenere alta l’attenzione su un moto di protesta partito dal basso. Dopo le prime ondate di manifestazioni, lo stato iraniano ha arrestato oltre 20mila persone e sottoposte a tortura, anche con lo scopo di ottenere finte confessioni da utilizzare nel corso dei processi che seguiranno.

L’iniziativa

La manifestazione, accompagnata anche da una performance di ballo tradizionale, fa seguito all’iniziativa “Donna. Vita. Libertà.”, organizzata da Coop “Close the gap” per l’inclusione di genere a partire da marzo 2023 per sostenere le manifestazioni che in Iran sono seguite alla morte di Mahsa Amini, “colpevole” di aver indossato il velo in maniera impropria.

L’azienda ha distribuito cartoline a sostegno delle persone che combattono per la libertà in Iran: clienti e soci le hanno sottoscritte in massa. «Abbiamo pensato di mobilitare il nostro mondo. È quello che facciamo da sempre  per migliorare la qualità della vita. In questo caso l’abbiamo fatto per segnare come una parte importante degli italiani e delle italiane è per la libertà e perché siano riconosciuti i diritti di tutti popoli, e quindi a maggior ragione di uomini e donne iraniani» dice Maura Latini, presidente Coop Italia. 

Ieri Coop e Amnesty hanno provato a consegnare le 111.500 firme all’ambasciatore senza successo. Mohammad Reza Sabouri non ha voluto incontrare la delegazione dei manifestanti, ma Amnesty e Coop si sono rivolti alla Farnesina. «Ho parlato anche con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che mi ha assicurato comunque la sensibilità del governo italiano e del ministero degli Esteri a questa iniziativa.

Se non riusciamo a consegnare le firme all’ambasciatore, le diamo a Tajani» dice Marco Pedroni, presidente dell’Associazione nazionale delle Coop di consumo. Più tardi si avvicinerà con una scatola simbolica di cartoline firmate all’ingresso dell’ambasciata, ma il cancello rimarrà chiuso. 

I prossimi passi

Ma la battaglia non si ferma qui, promettono i cittadini e le associazioni. «Siamo qua per dire che c’è un popolo che si schiera: chiedo che oggi sia importante far sapere ad altre centinaia di migliaia di persone che questa è una lotta viva per le donne, la libertà e l’Iran» dice ancora Pedroni.

Il sostegno alla prosecuzione dell’azione non mancherà: «Abbiamo fatto delle iniziative all’inizio di marzo, abbiamo pubblicato un manifesto con l’immagine di Amini su tutti i quotidiani, oggi facciamo questa cosa. Già in autunno progetteremo altre azioni per tenere l’attenzione alta, è questo che ci chiedono le attiviste iraniane». 

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