Giovedì sono stati registrati 29.001 nuovi casi di Covid-19, più di settemila in meno rispetto alla scorsa settimana. Il tasso di positività dei tamponi rimane piuttosto basso rispetto a quello delle ultime settimane, al 12,4 per cento. Tra lunedì e giovedì sono stati registrati poco più di 100mila casi, contro gli oltre 130mila della scorsa settimana. Continuano invece ad essere molto numerosi i decessi. Ieri ne sono stati registrati 822, una delle cifre più alte dallo scorso marzo.

Che Natale sarà

Mentre l’epidemia continua a rallentare, il governo discute delle nuove regole per il periodo delle vacanze di Natale. Non sono ancora state prese decisioni ufficiali, ma entro il prossimo 3 dicembre, la data entro cui scadranno molte delle restrizioni attualmente in vigore, il governo dovrà approvare un Dpcm con nuove regole. Per discuterne il contenuto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è incontrato ieri con i capidelegazione della maggioranza, mentre una delegazione del governo ha incontrato i rappresentati delle regioni. Nuovi incontri sono previsti oggi e nei prossimi giorni.

Al momento, sembra sicuro che il testo includerà una proroga fino a gennaio della chiusura degli impianti sciistici, in vigore dallo scorso 26 ottobre. Ieri, anche il governo tedesco ha annunciato che intende tenere chiuse le piste da sci, così come aveva fatto quello francese pochi giorni fa. Gli impianti sono invece aperti in Svizzera, mentre il governo austriaco ha detto di aver intenzione di riaprirli per le ferie. Per scoraggiare un eccessivo afflusso in questi paesi, il governo pensa di imporre la quarantena obbligatoria al ritorno dalle ferie all’estero.

Sembra probabile inoltre che il governo decida di riaprire le scuole a partire dal 9 dicembre.

Il Dpcm potrebbe includere anche alcune deroghe per facilitare gli acquisti natalizi, come la sospensione dell’obbligo di chiusura nei giorni festivi. Il governo e in particolare il ministro della Salute Roberto Speranza vorrebbero includere nel Dpcm anche qualche tipo di limite alla mobilità interregionale. Vista l'attuale curva epidemica si prevede che entro dicembre quasi tutte le regioni torneranno in zona gialla e sarà quindi possibile spostarsi liberamente se non saranno approvate nuove regole.

I dati sulle terapie intensive

Nelle ultime settimane era emersa una crescente discrepanza tra i dati sul numero di terapie intensive occupate da pazienti Covid-19 pubblicati dalla protezione civile e quelli diffusi settimanalmente dall’Istituto superiore di sanità. Nell’ultimo bollettino Iss del 18 novembre, ade esempio, risultavano 4.597 persone ricoverate in terapia intensiva. Lo stesso giorno, la protezione civile ne identificava 3.670, più di mille in meno.

Fonti dell’Iss hanno spiegato a Domani che la ragione di questa differenza è un semplice ritardo di trasmissione. I cosiddetti dati della protezione civile (che in realtà sono raccolti dal ministero della Salute) sono il frutto di un’indagine quotidiana presso ciascuna regione sul numero di letti occupati.

L’Iss utilizza invece un sistema diverso, in cui le regioni comunicano non i letti occupati, ma i singoli pazienti ricoverati. Fino a che la regione non comunica che un paziente è stato dimesso o è deceduto, l’Iss deve continuare a contarlo nel suo bolletino. Con il peggiorare della situazione dell'epidemia nel corso di novembre, sempre più regioni hanno avuto difficoltà a tenere aggiornato questo secondo dato, facendo quindi risultare più alto il conteggio dell’Iss. Dal bollettino di domani, il dato sulle terapie intensive dell’Iss dovrebbe contenere indicazioni più chiare sui potenziali ritardi nel suo aggiornamento.

I cani anti Covid

Da qualche giorno si parla molto di una novità nella diagnostica del Covid-19 all’apparenza poco seria: la possibilità di utilizzare l’olfatto dei cani per scoprire rapidamente e basso costo chi è infettato dalla malattia. A quanto pare, numerosi paesi stanno sperimentando questa tecnica. Cani anti Covid sono già presenti all’aeroporto di Helsinki, in Libano e negli Emirati Arabi Uniti. In Germania questa possibilità è studiata dall’Università di Hannover, mentre in Italia ha avuto molto risalto l’appello di un’azienda di Novate Milanese specializzata in cani per la diagnostica medica che ha chiesto al ministero della Salute di approvare adeguati protocolli per permettere di iniziare una sperimentazione.

L’ipotesi è meno peregrina di quanto può sembrare a prima vista. Le malattie alterano il metabolismo umano e questo può cambiare il nostro odore. Ci sono medici esperti che sostengono di essere in grado di “annusare” alcuni tipi di infezioni. Molti animali hanno un olfatto molto più sviluppato degli esseri umani e sono più sensibili del più esperto dei medici nell’accorgersi di variazioni nei cosiddetti composti organici volatili, le sostanze prodotte dal nostro corpo che generano odori.

I cani, che hanno 30 milioni di recettori olfattivi contro i nostri sei, vengono già usati con un certo successo per individuare alcune infezioni e tumori, mentre un tipo di ratto africano è capace di diagnosticare la tubercolosi meglio di alcuni test chimici. Ma nonostante alcuni successi di questi metodi, un articolo di rassegna pubblicato nel 2015 definiva la comunità medica «molto scettica» su questo tipo di diagnosi.

Anche per quanto riguarda i cani anti Covid al momento non c’è grande accordo tra gli esperti. Un solo articolo scientifico è stato pubblicato in proposito. Si tratta di uno “studio pilota” di un gruppo di ricercatori dell’università di Hannover, in Germania, che hanno addestrato otto cani facendogli annusare dei campioni prelevati dal naso e dalla bocca di pazienti Covid-19.

Dopo l’addestramento, i cani sono stati sottoposti a un test con una serie di campioni, alcuni positivi e altri negativi. I cani hanno identificato l’83 per cento dei casi positivi e il 96 per cento di quelli negativi. Se confermati, sarebbero risultati ottimi e non così distanti da quelli ottenuti con alcuni tipi di tampone.

Ci vorrà ancora molto prima prima di poter dire con certezza che i cani sono in grado di individuare il Covid-19. Quello che sembra certo già oggi è che molte persone preferiscono farsi annusare da un cane che ricevere un tampone in fondo alla cavità nasale. Di fronte alla postazione dei cani anti Covid dell’aeroporto di Helsinki, dove è possibile farsi esaminare volontariamente, c’è sempre la fila.

 

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