Martedì 1 dicembre sono stati registrati 19.350 nuovi casi di Covid-19, in calo rispetto ai 23.227 della scorsa settimana. La percentuale dei tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati è 10,6, due punti in meno rispetto al 12,3 per cento di martedì scorso. Si riducono anche i posti di terapia intensiva occupati da malati Covid-19, che scendono di 81 unità. Ieri sono stati registrati anche 361 ricoverati con sintomi in meno rispetto a lunedì.

Il calo dei contagi i cui risultati si vedono in questi giorni si è verificato in particolare nelle regioni entrate in zona rossa, ha spiegato in una conferenza stampa Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. «La situazione rispetto a due settimane fa tende a migliorare come effetto delle misure di prevenzione e controllo», ha detto, aggiungendo che il numero di casi in Italia rimane comunque tra i più alti d’Europa. Tra le regioni in cui i nuovi casi sono costanti e non in diminuzione ci sono Veneto e provincia autonoma di Trento, due aree sempre rimaste in zona gialla.

Nonostante i molti numeri positivi di questi giorni, il sistema sanitario italiano continua a restare sotto forte pressione. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il totale delle terapie intensive occupate da malati Covid-19 è complessivamente al 42 per cento, mentre i posti in area non critica sono occupati al 49 per cento. Le soglie di allarme per questi due valori sono fissate rispettivamente al 30 e al 40 per cento.

Il ritardo dei decessi

Continua a restare molto alto il numero dei decessi: ieri ne sono stati registrati 785, una delle cifre più alte della seconda ondata. La ragione per cui il numero di morti rimane alto nonostante l’indebolimento dell’epidemia deriva dal tempo che passa tra la scoperta della positività e l'eventuale decorso negativo della malattia, in genere due settimane. I decessi a cui assistiamo oggi, in altre parole, sono quelli di persone che hanno contratto la malattia al momento del picco, all’incirca a metà novembre, e serviranno ancora giorni per vedere questo dato abbassarsi significativamente.

L’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di morti causate dal Covid-19 in Europa. Sono oltre 55 mila dallo scorso febbraio. Solo il Regno Unito è stato più colpito, con quasi 60 mila morti. Poco lontana la Francia, dove circa 53 mila persone sono decedute a causa del coronavirus.

Le regole per il Natale

Dopo giorni di anticipazioni e speculazioni, il ministro della Salute Roberto Speranza riferirà oggi pomeriggio in parlamento sulle nuove regole di contenimento dell’epidemia che saranno applicate a dicembre e durante le feste di Natale. Il Dpcm sarà poi approvato giovedì 3 ed entrerà in vigore il 4.

«Per i giorni di festa prevediamo maggiori restrizioni», ha detto ieri Speranza, poiché bisogna evitare «di arrivare a gennaio in una situazione complicata». Tra le nuove misure più probabili ci sono il divieto di spostamento tra regioni, anche quelle che si trovano in zona gialla e che potrebbe durare dal 21 dicembre a 6 gennaio, e la chiusura di bar e ristoranti nei giorni di Natale e Capodanno. Se ci saranno deroghe al divieto di spostamenti, sostengono fonti del governo, riguarderanno soltanto il ricongiungimento con parenti in situazioni particolari. Rimarrà in vigore anche il coprifuoco, che inizia alle 22 di sera e termina alle 5 del mattino.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e diversi ministri hanno confermato anche che sarà prorogata la chiusura degli impianti sciistici, su cui sono d’accordo anche Francia, che ha già stabilito la chiusura delle piste fino al 20 gennaio, e Germania. La Svizzera, invece, sta tenendo aperti i suoi impianti e lo stesso sembra intenzionata a fare l’Austria.

Vaccino obbligatorio o no?

Il ministro Speranza riferirà anche sul piano per la vaccinazione anti Covid-19. Il dibattito sul vaccino, intanto, prosegue, anche su queste pagine. Si parla non soltanto della sua distribuzione, ma anche su come assicurarsi che si vaccini la maggior quantità possibile di persone. Su quest’ultimo aspetto, le possibilità sono essenzialmente due: imporre l’obbligo di vaccinazione, oppure cercare di persuadere le persone.

La maggior parte dei paesi europei, sta optando per questa seconda possibilità. Germania e Francia, in particolare, hanno già annunciato che i loro piani di vaccinazione saranno volontari. I due paesi hanno una forte presenza di scettici e veri e propri no vax all’interno del dibattito pubblico, il che rende molto complicato imporre un obbligo senza rischiare di generare polemiche potenzialmente incontrollabili.

Anche l’Italia si sta orientando per la strada del vaccino facoltativo, ma non manca chi la pensa diversamente. Ieri, il Comitato di bioetica nazionale, un organo consultivo della presidenza del Consiglio, ha pubblicato un parere in cui ha chiesto di «non escludere l'obbligatorietà del vaccino anti Covid in casi di emergenza, soprattutto per i gruppi professionali maggiormente esposti all'infezione e alla sua trasmissione». Il comitato specifica anche che sul vaccino è necessaria «una informazione e comunicazione trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su dati scientifici sempre aggiornati».

 

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