Il sondaggio Swg sui sentimenti antifascisti degli italiani – che giusto questo lunedì è stato reso pubblico da La7 – ci fa sapere che oltre a metà degli elettori di Fratelli d’Italia si dichiara apertamente tale, senza nemmeno prendere in considerazione i “non so/non rispondo”. Cioè antifascisti, punto e basta. Antifascisti ed elettori del partito guidato da Giorgia Meloni.

Se da un lato questo è una conferma dell’eterogeneità del voto raccolto da quel partito alle ultime elezioni, al tempo stesso ci si chiede che senso abbiano certe parole vuote di verità pronunciate da esponenti di FdI. Sono incidenti dovuti a riflessi condizionati dalla nostalgia, dal retaggio culturale della storia della propria area o vero progetto politico? Quello accaduto a febbraio a Firenze, con ragazzi di Azione studentesca, ovvero la formazione giovanile di riferimento del partito di Meloni, accusati di un’aggressione dai modi squadristi è un incidente?

Colpisce, ad esempio, che Francesco Giubilei – giovane editore e consigliere della premier in grande ascesa, oltre che ufficialmente in forze al ministero della Cultura – abbia partecipato lo scorso febbraio, con Simone Pillon e il vicedirettore della Verità Francesco Borgonovo, a un convegno organizzato dalla casa editrice della Comunità Militante Raido. Se per Borgonovo e Pillon certe frequentazioni del mondo neofascista non sono una novità, anzi per il primo si tratta di una costante, per Giubilei la questione appare se non nuova perlomeno inusuale.

Ma rende evidente che i testi di quella casa editrice, che diffonde alcuni dei classici del neonazismo europeo, le posizioni politiche della comunità militante, improntate al tradizionalismo di stampo evoliano, non siano respingenti per FdI.

Commistione nera

Nel 2019, dopo il campo estivo di Azione studentesca tenutosi in Casentino, veniva lanciata una «rete identitaria» che raccoglieva tutte le sezioni di Gioventù Nazionale – la giovanile ufficiale di FdI – tutte le sedi di Azione studentesca e una serie di comunità politiche. Lo strumento principe di questo tentativo di fare sistema fra queste realtà è stato Agoghè, un bollettino di venti pagine che nelle intenzioni doveva uscire una volta ogni due mesi. Nei sei numeri, che con irregolarità crescente si sono succeduti fino al 2021, un pezzo di indirizzo politico è sempre firmato da quelli di Raido.

E non solo: tutti gli editoriali e gli altri pezzi di indirizzo politico sono invece scritti da Casaggì, la comunità militante fiorentina che accoglie in sé i protagonisti del pestaggio del 18 febbraio scorso e che prende a proprio motto un verso del giuramento che le Waffen SS italiane facevano direttamente a Hitler: «Vivere l’Idea, essere l’Idea». E vista la provenienza della citazione non vi sono dubbi su quale idea si propongano di vivere ed essere.

L’essere “Spazio Identitario” per Casaggì vuol dire commistioni, reti, contatti che puntano a costituire un unico tessuto ideologico culturale che unisce sigle, associazioni, nomi, paesi.

L’11 giugno 2022 ad esempio il circolo ospitava un lungo pomeriggio di dibattito diviso in due incontri. Il primo per presentare ai militanti italiani l’Istitut Iliade, think tank francese ispirato alle teorie dello storico di estrema destra Dominique Venner e impegnato, si legge nel sito, «nell’affermazione della ricchezza culturale dell’Europa e la riappropriazione della propria identità da parte degli europei». E ancora: «L’Istituto Iliade rifiuta la “Grande Sostituzione” e chiede la difesa della nostra civiltà. Quando lo spirito ricorda, le persone resistono!». Partecipavano il segretario generale Claude Chollet, di nuovo Francesco Borgonovo e il direttore del Primato nazionale, la rivista di CasaPound, Adriano Scianca. A seguire si teneva la presentazione dell’edizione italiana di Athéna à la borne. Discriminer ou disparaître. L’autore Thibault Mercier, avvocato e co-fondatore del circolo Droit & Liberté, nel testo si impegna a smontare il principio di «non discriminazione», colpevole di omologare e cancellare l’unicità individuale nel nome del «feticcio della tolleranza».

L’avvocata e il Terzo Reich

La prefazione la firma Sonia Michelacci, l’attuale avvocata difensore dei sei militanti di Azione studentesca indagati per l’aggressione ai due studenti del Collettivo Sum.

Nel 2007 era stata una dei difensori nel processo per diffamazione all’allora consigliere regionale di An, Achille Totaro, ed altri nei confronti di Bruno Fanciullacci, partigiano ed esecutore materiale dell’omicidio di Giovanni Gentile. Furono tutti assolti. Più recentemente ha difeso Maurizio Tramonte nei processi di appello per la strage di piazza della Loggia a Brescia: Tramonte, ex militante ritenuto vicino a Ordine nuovo e informatore del Sid, è stato condannato all’ergastolo nel 2017 per aver partecipato alla riunione in cui fu decisa la strage.

L’avvocata non è solo un punto di ferimento in ambito legale: nota per i suoi studi legati a fascismo e nazionalsocialismo, è presente a eventi e iniziative di molte associazioni di estrema destra. È autrice, tra gli altri, di Comunità di popolo e socialismo nel Terzo Reich, Leni Riefenstahl. Il cinema tedesco nel Terzo Reich, L’eterna bellezza del mito. Leni Riefenstahl (è nota come la «regista di Hitler») e Reinhard Heydrich. Vita pensiero azione (si tratta del generale nazista che controllò l’apparato delle SS e l’RSHA, l’Ufficio di sicurezza del Reich e stretto collaboratore di Heinrich Himmler). Le case editrici di questi saggi sono tutte di “area” ma spicca quella di un suo testo del 2004, Il comunismo gerarchico. L’integralismo fascista della corporazione proprietaria e della Volk-sgemeinschaft, lavoro sulle teorie del «fascismo sociale» di Ugo Spirito uscito per Edizioni di Ar (Ar sta per «aristocrazia ariana»), fondata nel 1963 da Franco Freda, nata dall’omonimo gruppo che gli valse una condanna a 15 anni per associazione sovversiva.

Sullo stesso tema, nel maggio 2010, Michelacci ha tenuto una conferenza al secondo Campo di formazione organizzato dalla Fondazione istituto storico della Rsi di Terranova Bracciolini (Ar), mentre come studiosa di temi giuridici, nel 2016, è stata relatrice a Le catene della democrazia, un dibattito sulla legge 115/2016, che attribuisce rilevanza penale alle affermazioni negazioniste della Shoah, dei fatti di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra. Gli organizzatori erano DO.RA.-Comunità Militante dei Dodici Raggi, Comunità Politica di Avanguardia e Manipolo d’Avanguardia di Bergamo.

Per dire, il capo dei DO.RA., quando è stato chiesto il rinvio a giudizio per 52 dei loro per ricostituzione del partito fascista, si è limitato a commentare: «Magari! Il problema è che non abbiamo i numeri per farlo».

L’impegno di Michelacci è anche sul fronte della “tradizione” nell’identità femminile: insieme ad alcune ausiliarie del SAF è tra gli autori di Percorsi al femminile, fascicolo frutto di quattro conferenze della Comunità Militante Raido di Roma. Nel 2019 è stata invece ospite d’onore del Circolo Culturale Nicola Bombacci di Piacenza alla presentazione del libro Italia! SAF: storie di puro, condizionato e spontaneo amor patrio.

La prolificità culturale dell’avvocata Michelacci ci fa tornare alla vicenda iniziale, chiudendo il cerchio di un’area di scambio e permeabilità fra ambienti delle massime istituzioni democratiche e ambienti che a quella stessa democrazia fanno la guerra, da sempre e per sempre.

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