C’è una Lega che chiude parzialmente la Lombardia e c’è una Lega che continua a sottovalutare. Lega contro Lega, insomma. Con Matteo Salvini e le sue giravolte. E quelle dei suoi fedelissimi che sul contenimento della pandemia hanno cambiato mille volte idea o non l’hanno mai cambiata rimanendo su posizioni para negazioniste.

Fino e pochi giorni fa il leader della Lega ridicolizzava il governo, poi ieri sera la Lombardia ha dovuto chiedere d’urgenza di inasprire il “coprifuoco” e la Lega ha cambiato posizione ufficiale, adesso, dicono a Domani le «misure drastiche» servono.

A luglio Salvini era lo stesso che a luglio non ha voluto indossare la mascherina in un covegno organizzato dal senatore Armando Siri alla presenza tra gli altri di Vittorio Sgarbi. 

La guerra alla mascherina è stata una dei tormentoni di questa estate appena finita. Per i sovranisti è un obbligo, non una necessità. Insomma, tutte posizioni che ha avvicinato la Lega alle piazze negazioniste in cui si scandivano slogan contro la dittatura sanitaria e chissà quale altro complotto.  

All’indomani dell’ultima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, Matteo Salvini scriveva su Facebook con foto di mezzi pubblici affollati: «Ecco come sono costretti a viaggiare lavoratori e studenti, su questo da Conte neanche una parola. Cosa ha fatto il governo in questi mesi per potenziare e mettere in sicurezza il trasporto pubblico? Coprifuoco alle 21 e caos alle 8 del mattino? Basta prese in giro».

Poi però cambia tutto. Il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana firma un’ordinanza che fissa la chiusura dei locali alle 23. La Lega, perciò, deve adeguarsi e così Matteo Salvini che assume un nuova posizione ufficiale: «Ogni regione decide autonomamente in base alla sua situazione sanitaria e di sicurezza».

La Lombardia, prosegue la nota, «è stata costretta a misure drastiche a causa dell’incapacità e inefficienza del governo che non ha fatto nulla per prevenire la crisi della Seconda ondata nonostante fosse ampiamente anticipata e prevedibile».

Ma la giravolta finale è sempre di un fedelissimo di Salvini: Gian Marco Centinaio, che in un’intervista ha definito la chiusura imposta dal suo collega di partito Attilio Fontana una follia, o meglio: «Una cag...pazzesca». 

Nel frattempo i casi di contagio aumentano e superano i livelli della prima ondata. 

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