Ernesto Galli Della Loggia lamenta quanto è problematico essere conservatori in Italia, soprattutto perché «non è facile per nulla avere una voce conservatore nel dibattito pubblico». Il fatto che lo scriva sulla prima pagina del Corriere della Sera, il quotidiano più diffuso di Italia dove ha pubblicato una quarantina di articoli nel 2021 e centinaia negli ultimi decenni, dovrebbe già chiudere la discussione.

Un intellettuale conservatore che si esprime con regolarità sul più grande giornale italiano non è esattamente la figura più titolata a lamentare l’assenza di voci conservatrici nel dibattito pubblico.

Ma prendiamo per buono il suo ragionamento, peraltro regolarmente ribadito da quasi tutti i conservatori che hanno ampio modo di argomentare sui loro giornali, in televisione, sul web, sui social…

«Vergognatevi!»

© Roberto Monaldo / LaPresse 23-02-2007 Roma Interni Nella foto Ernesto Galli Della Loggia

Quale sarebbe la prova dell’isolamento conservatore denunciato da Galli Della Loggia? Un titolo di prima pagina di Domani, nel giorno della bocciatura in Senato del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia.

Il titolo era “Vergognatevi”, che Galli Della Loggia considera espressione “in una sola parola del sentimento largamente prevalente in tutto il sistema dei media più accreditati”.

Non è ben chiaro perché un piccolo giornale dovrebbe riassumere l’espressione dei “media più accreditati” (ma poi accreditati da chi o per cosa?) più del Corriere della Sera, ma non saremo certo noi a contestare l’opinione di Galli della Loggia sull’egemonia culturale esercitata da Domani.

Andiamo al merito. Vergognarsi di cosa?, si interroga Galli Della Loggia. La risposta stava in alcune decine di articoli che abbiamo pubblicato prima, durante e dopo quella vicenda. Ma lo storico editorialista del Corriere offre una sua personale sintesi, che prescinde da quanto Domani ha scritto a supporto di quel titolo.

Per Galli della Loggia il problema è che in Italia è impossibile esprimere un punto di vista «che non accetti a occhi chiusi il punto di vista della cultura progressista» (di nuovo: così impossibile esprimerlo che lo esprime sul Corriere della Sera, dopo che tesi analoghe ha espresso nei giorni scorsi Luca Ricolfi sul secondo più grande giornale italiano Repubblica).

Segue la solita invettiva sulla modernità, la fine dei valori, il politicamente corretto e tutto il resto. Il merito della vicenda – cioè i contenuti della legge Zan e la sua vicenda parlamentare, approvata alla Camera e poi bocciata al Senato dalla stessa maggioranza con voto segreto – scolorano sullo sfondo.

Sono ben poca cosa, in fondo, rispetto al dramma dei conservatori in un paese dominato dalla dittatura del politicamente corretto. Che poi tanto efficace non deve essere, visto che la coalizione di centrodestra è largamente maggioritaria nel paese e dominata da due partiti di vera destra come Lega e Fratelli d’Italia mentre i sedicenti moderati di Forza Italia viaggiano verso l’irrilevanza.

La minoranza maggioritaria

Il punto di vista conservatore di Galli della Loggia ha prevalso nella vicenda della legge Zan, un provvedimento che aveva soprattutto il valore simbolico di equiparare le discriminazioni per l’espressione dell’identità di genere ad altre forme già sanzionate. E invece no, la legge è stata bocciata proprio perché in tanti, troppi, la pensano come Galli della Loggia: è più importante proteggere il diritto di qualcuno a esprimere giudizi che potrebbero essere avvertiti come omofobi o transfobici invece che rafforzare le protezioni di chi, da quei giudizi, potrebbe ritenersi offeso.

Questo ha deciso il parlamento, dopo quella che è stata non una battaglia di idee o paradigmi culturali, ma il prodotto di tatticismi parlamentari, ostruzionismi, sotterfugi che oggi impediscono perfino di sapere esattamente chi e perché ha fermato la legge Zan.

Se quella era davvero una battaglia per la libertà di espressione e contro la cappa del conformismo culturale chiaramente dettato dall’egemonia culturale di Domani, allora perché i conservatori affini a Galli della Loggia e i loro rappresentanti in parlamento non l’hanno combattuta a viso aperto? E perché hanno avuto bisogno di appoggiarsi alla diplomazia segreta del Vaticano, con il suo inedito tentativo di condizionare l’iter della legge in parlamento, per trovare una solida base dalla quale combattere contro gli oppressori politicamente corretti?

Il problema dei conservatori non è che sono privi di pulpiti, ma che quando si affacciano e arringano le folle passano il tempo a lamentarsi della loro condizione minoritaria invece che produrre validi argomenti a sostegno del loro punto di vista.

Forse la soluzione più semplice è prendere sul serio questo grido di dolore: includiamo i conservatori tra le minoranze da tutelare con la legge Zan e il problema sarà risolto.

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