Il protocollo è quello delle indagini più delicate: riunioni a orari improbabili, interrogatori in posti insoliti, lontano da orecchie e occhi indiscreti di curiosi e giornalisti. Così ieri, poco prima di pranzo, il procuratore aggiunto Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro hanno lasciato i loro uffici della Procura di Milano per raggiungere un luogo tranquillo dove svolgere l’audizione più importante dell’inchiesta: quella della ragazza 22enne che ha denunciato di aver subito violenza sessuale da Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio.

L’audizione

Tre ore di interrogatorio svolto in “uffici di polizia” in una località tenuta segreta. Quando il caso riempie le pagine dei giornali, e le dichiarazioni agitano la politica ai massimi livelli, bisogna ragionare a mente fredda. E serve un ufficiale esperto, a cui i magistrati si possano affidare completamente. Qualcuno che conosce i meccanismi della giustizia ma anche quelli, non scritti, di ciò che si muove intorno alla macchina giudiziaria. Come il dirigente della polizia Marco Calì, capo della squadra mobile di Milano. Funzionario che si è fatto le ossa nell’antidroga, per dieci anni capo della mobile prima a Padova e poi a Trieste, città chiave di quel crocevia di traffici che è il Nord-Est, quindi a Genova, prima del prestigioso incarico nel capoluogo lombardo. È stato lui ad assistere i pubblici ministeri negli interrogatori, per cercare di capire fino in fondo chi hanno di fronte e ricomporre le tessere del puzzle.

Le altre testimonianze

Oltre alla giovane denunciante, ieri sono state ascoltate altre due ragazze presenti alla discoteca Apophis Club di Milano la sera del 18 maggio, quando sarebbe avvenuta la presunta violenza. Prima di tutto l’amica con cui la 22enne aveva appuntamento quella sera, uscita insieme a lei, quindi una conoscente incrociata durante la notte nell’esclusivo locale della movida milanese, dove verso mezzanotte le ragazze hanno incontrato Leonardo La Russa.

Audizioni necessarie per confermare o fornire per la prima volta una versione dei fatti, e consegnare ulteriori dettagli utili agli accertamenti della polizia giudiziaria. Gli investigatori al momento hanno in mano la ricostruzione formulata dalla ragazza nella denuncia depositata il 29 giugno scorso dall’avvocato Stefano Benvenuto, secondo la quale dopo l’incontro con La Russa jr in discoteca, la giovane si sarebbe risvegliata nel letto di Leonardo Apache, ex compagno di liceo, senza ricordare nulla di quanto accaduto nel mezzo.

Gli elementi

Le indagini si stanno concentrando su tutti i possibili elementi oggettivi di riscontro delle dichiarazioni, dalle chat contenute nel telefono della ragazza e delle amiche ai video delle telecamere di sorveglianza, che però di norma vengono conservate per poche ore o al massimo pochi giorni e difficilmente possono restare disponibili per oltre 40 giorni. Il telefono del figlio del presidente del Senato non è stato sequestrato. Secondo la denuncia, sarebbe stato proprio il figlio terzogenito di La Russa a spiegare alla ragazza al risveglio di avere avuto un rapporto sessuale con lui e con l’amico dj, individuato ma non ancora compiutamente identificato: non risulta indagato.

Se venisse appurato che anche l’amico di La Russa jr ha avuto rapporti con la ragazza, a quel punto l’inchiesta, al momento aperta nei confronti del solo Leonardo Apache per violenza sessuale, potrebbe mutare l’iscrizione, contestando la violenza sessuale di gruppo, reato punito con pene più severe. Dalle chat telefoniche acquisite agli atti, secondo il racconto del Corriere, emergerebbe la presenza di un’altra testimone, una ragazza presente nel momento in cui la giovane avrebbe bevuto il drink, dopo il quale racconta di non ricordare più nulla. Quello che è accaduto in seguito, lo ricostruiscono nei messaggi le amiche, ma solo in parte: lei avrebbe cambiato comportamento e non sarebbe stata più in grado di parlare normalmente, successivamente l’avrebbero persa di vista.

Leonardo La Russa tramite i suoi legali ha sempre respinto le accuse e ribadito la sua «estraneità ad ogni ipotesi delittuosa», ha anche escluso di avere fatto bere alla ragazza il drink sospetto di cui si parla nella denuncia, assicurando che non c’è stato sesso di gruppo, né consumo di sostanze stupefacenti nell’abitazione di famiglia, ma esclusivamente rapporti sessuali tra adulti consenzienti. L’avvocato Adriano Bazzoni, che difende La Russa jr, ha chiesto che la vicenda «cessi di costituire processo mediatico».

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