«Soldi dai sauditi e da conferenze? Non bisogna criminalizzare i fondi privati», dice Ivan Scalfarotto, sottosegretario al ministero dell'Interno. Alla Leopolda, edizione numero 11, Matteo Renzi ha riproposto lo stesso format: rottamazione, i giovani sul palco, gli attacchi ai populisti grillini e la guerra al reddito di cittadinanza. Negli anni il leader di Italia viva è passato dal 40 per cento (europee 2014 con il Pd) ai risultati magri del suo nuovo partito.

Tra le ragioni c'è anche il mancato rispetto delle promesse? Renzi ad esempio, nel 2018, diceva che la politica si fa con pochi soldi senza prenderli da banche, senza firmare contratti milionari e poi si è scoperto che i soldi, successivamente, li ha presi dall'Arabia Saudita, da una società dei Benetton, da società di consulenze.

«La politica non si deve fare con i soldi pubblici, ma non si possono criminalizzare i soldi privati. Renzi si guadagna i soldi facendo conferenze, l'Arabia Saudita ha cominciato una strada lunghissima e mostra aperture», replica Scalfarotto. Ma la credibilità del partito è messa in discussione? «A me in Arabia Saudita nessuno mi invita, Matteo si assume le sue responsabilità, non è stupido».

Tra i renziani, però, non mancano malumori perché non è chiara la collocazione di Italia viva nello scacchiere politico e perché il leader penserebbe, dicono i più critici, solo ai suoi interessi. «Noi siamo una bella comunità con delle idee che spendiamo in politica. Facciamo cose giuste per il paese, ma questo non sempre porta consenso. Matteo ha molto da dire», conclude Scalfarotto.

Alla Leopolda, in mattinata, si sono svolti i tavoli tematici che poi diventano argomento di dibattito sul palco alla presenza di Maria Elena Boschi e Davide Faraone, capogruppo alla Camera e al Senato del partito.

Boschi non si è fermata con i cronisti evitando le domande sulla fondazione Open e sull'indagine che la coinvolge per finanziamento illecito ai partiti.

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