Domenica sono stati identificati 2.578 nuovi casi di contagio da coronavirus e sono stati registrati 18 decessi legati alla malattia.

Si tratta di poco meno di 300 casi in meno rispetto ai 2.843 che erano stati individuati sabato, ma è comunque un numero preoccupante. Dall’inizio dell’epidemia, infatti, il numero di casi annunciati tra domenica e lunedì è inferiore rispetto a quelli del resto della settimana, a causa del minor numero di tamponi che vengono processati nel corso del fine settimana.

Al momento, la regione con la dinamica più preoccupante è la Campania, dove domenica sono stati registrati 421 nuovi casi, più del doppio rispetto ai duecento nuovi casi al giorno che venivano identificati fino a due settimane fa. Lazio, Piemonte e Sicilia sono altre regioni in cui l’incremento di nuovi casi sembra per il momento particolarmente rapido. 
Quella che si è conclusa domenica è la nona settimana consecutiva di aumento dei casi di coronavirus in Italia. Il record negativo era stato raggiunto tra la metà di luglio e i primi di agosto, quando i casi attivi in tutto il paese erano di poco superiori a diecimila. A partire dalla seconda metà di agosto i casi sono tornati ad aumentare. Domenica siamo arrivati a 57mila casi attivi, la cifra più alta da aprile. 

Altri dati mostrano l’accelerazione dell’epidemia. Nell’ultimo mese, il numero delle persone in condizioni così gravi da necessitare un ricovero è raddoppiato, passando da 1.500 a oltre 3 mila, mentre il numero di persone in terapia intensiva è passato da 120 a oltre 300. Secondo gli esperti, questi dati mostrano che in Italia e in quasi tutto il resto dei paesi europei è ormai iniziata la seconda ondata dell’epidemia.

In risposta a questa situazione, la prossima settimana il governo dovrebbe approvare una serie di nuove misure di contenimento, tra cui la più probabile tra quelle anticipate sui giornali appare l’obbligo di indossare mascherine all’aperto su tutto il territorio nazionale (l’obbligo al momento è valido soltanto nelle regioni Lazio e Marche).

Nonostante ci troviamo di fronte ad un aumento di casi preoccupante, siamo ancora molto lontani dalle cifre raggiunte al picco dell’epidemia. Nei mesi di marzo e aprile, sono stati rilevati fino cinquemila nuovi casi in un giorno, ma bisogna precisare che all’epoca la capacità di effettuare tamponi era molto inferiore ad oggi. In Lombardia, ad esempio, venivano sottoposti al tampone soltanto i casi abbastanza gravi da essere ricoverati in ospedale. Secondo il virologo Andrea Crisanti, il numero reale di nuovi casi contagiati ogni girono durante il picco dell’epidemia era tra i 40 e i 50 mila. Un conto che corrisponde alle varie stime fatte sui casi plausibili, cioè il reale numero di persone contagiate (i contagi ufficiali in Italia sono 325 mile, mentre le stime di casi plausibili arrivano fino a 6 milioni).

Un altro indicatore come mostra la differenza tra la fase attuale dell’epidemia e il passato si ricava dal numero dei decessi. Alla fine di marzo, i decessi ufficiali per coronavirus hanno raggiunto gli 800 al giorno (come i contagi anche questi erano una parte del reale numero di decessi, visto che nelle aree più colpite circa metà delle persone morte per Covid non hanno mai ricevuto un tampone). Domenica i decessi sono stati 18.

L’epidemia sta procedendo più lentamente in Italia rispetto a quasi tutti i principali paesi europei. In Francia domenica sono stati registrati più di 17mila nuovi contagi. In Spagna più di 11, all’incirca la stessa cifra annunciata dal Regno Unito sono più di 7mila. In Germania i nuovi casi giornalieri si aggirano intorno ai 2.600, lo stesso numero dell’Italia, anche se distribuito su una popolazione più numerosa.

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