Prosegue anche questa settimana il lento peggioramento della situazione epidemiologica nel paese, con l’indice Rt, che misura la velocità di diffusione del contagio, che si avvicina alla soglia di 1 e il passaggio di tre nuove regioni, Campania, Emilia Romagna e Molise, in zona arancione. I cambi di colore entreranno in vigore a partire da domenica 21.

Il graduale peggioramento è confermato dai dati sui contagi. Ieri sono stati registrati 15.479 nuovi casi, in leggera crescita rispetto a venerdì scorso, quando erano stati poco meno di 14mila. Cresce di poco anche il tasso di positività dei tamponi, passato dal 4,8 per cento di una settimana fa al 5,2 per cento di venerdì.

Il bollettino

Sono questi i principali elementi che emergono dal bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità, le cui conclusioni sono state utilizzate dalla cabina di regia e dal ministro della Salute Roberto Speranza per determinare la collocazione delle regioni nelle varie fasce.

Secondo l’Iss, nell’ultima settimana abbiamo assistito a un «peggioramento nel livello generale del rischio» e a un «graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica». Il bollettino indica che l’indice Rt nel periodo tra il 27 gennaio e il 9 febbraio è arrivato a 0,99 (a causa dei problemi nell’ottenere dati consolidati sull’evoluzione dell’epidemia da parte delle regioni, l’indice Rt si riferisce sempre a un periodo precedente alla settimana di riferimento del bollettino).

Un altro dato preoccupante è la crescita dell’incidenza dei nuovi casi, cioè la quantità di nuovi contagi registrati in proporzione alla popolazione. Nel periodo tra l’8 e il 14 febbraio, l’incidenza è passata da 133,13 casi ogni 100mila abitanti a 135,46, una cifra, scrive l’Iss: «Lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti».

Le varianti

In molti temono che almeno parte di questo lento peggioramento sia dovuto alla presenza delle nuove varianti più contagiose del coronavirus. Nel corso della presentazione del bollettino, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha detto: «Abbiamo una diffusa circolazione di variante inglese destinata a diventare quella dominante in tutta l’Unione Europea, focolai di variante brasiliana in centro Italia, e alcuni casi di variante sudafricana, si tratta di piccoli cluster di importazione».

La cosiddetta variante inglese, chiamata B117, è circa il 50 per cento più contagiosa del ceppo originale del virus e secondo uno studio dell’Iss pubblicato la settimana scorsa, quasi il 20 per cento dei casi di Covid-19 nel nostro paese è causato dalla variante. Sulle altre varianti non ci sono ancora studi completi, ma si ritiene che possano essere maggiormente contagiose e in grado di sfuggire parzialmente all’immunità garantita da alcuni vaccini.

Cambi di colore

Il bollettino contiene anche l’analisi dei 21 indicatori necessari a stabilire il livello di rischio di ciascuna regione e quindi la sua collocazione in zona gialla, arancione o rossa. A metà gennaio, questi indicatori avevano determinato il passaggio di quasi tutta Italia in zona gialla.

Il graduale peggioramento della situazione ha determinato un’inversione di tendenza e ieri il ministro Speranza ha deciso lo spostamento in zona arancione di Emilia Romagna, Molise e Campania, che vanno ad aggiungersi a Liguria, Toscana, Umbria, Molise e provincia di Trento, già passate nelle scorse settimane.

Anche Lazio e Lombardia sono al limite della zona arancione e in settimana era circolata voce che il governo intendesse spingere le due regioni ad adottare in modo autonomo ordinanze più restrittive. I dati di ieri però sono risultati sufficientemente “confortanti” da far rimanere la situazione immutata.

La richiesta di maggiore severità è arrivata invece da Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, una delle tre regioni spostate in zona arancione. «Sarebbe il caso di discutere fra governo e regioni – ha detto Bonaccini - per capire se non valga la pena una restrizione omogenea di qualche settimana. Mi chiedo se questo saliscendi, con il cambio di colore delle regioni, alla luce delle varianti, non abbia qualche pecca che si può risolvere».

La stessa idea era stata suggerita domenica scorsa dal consulente del ministro della Salute Walter Ricciardi, ma era stata accolta da numerose critiche provenienti anche dalle stesse forze di maggioranza. Per quanto siano numerosi i medici e gli scienziati che chiedono una stretta a livello nazionale, per il momento il governo sembra intenzionato a proseguire con il sistema a zone colorate.

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