Un altro scossone all’interno del Movimento cinque stelle, dopo la contrapposizione aperta sulla vicenda Quirinale. Ieri Luigi Di Maio ha inviato una lettera pubblica a Beppe Grillo e Giuseppe Conte per annunciare le dimissioni dal comitato di garanzia del movimento: «Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte», scrive il ministro degli Esteri, sottolineando la volontà di creare «un dibattito positivo e franco all’interno della comunità». Una scelta presa per recuperare la libertà di esprimere le sue idee, anche in contrasto con quelle del capo politico, senza ricoprire ruoli di garanzia.

Dai vertici la risposta, che considera «giusto e dovuto il passo indietro di Luigi Di Maio» e un «elemento di chiarimento necessario» per la continuità della comunità dei Cinque stelle, «rispetto alle gravi difficoltà a cui ha esposto la nostra comunità».

Anche Beppe Grillo, garante del Movimento, è intervenuto, sul suo blog, chiedendo che la «rivoluzione democratica» passi «dai suoi ardori giovanili alla sua maturità».

Le dimissioni

Di Maio ricopriva un ruolo rilevante all’interno di una struttura importante del partito, come il comitato di garanzia. Era presidente dell’organo che «sovrintende alla corretta applicazione delle disposizioni dello statuto», come si legge nel documento alla base dell’organizzazione del movimento. Gli altri due membri sono Virginia Raggi e Roberto Fico. Beppe Grillo, invece, ricopre il ruolo di garante.

Il ministro degli Esteri, nella sua lettera, chiama l’unità e il rilancio di una nuova fase per il gruppo: «Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti», ha scritto. E aggiunge che spetta al presidente fare la sintesi delle diverse posizioni, ma rivendica la necessità di confronto, sottolineando l’importanza del dialogo e dell’ascolto di tutti all’interno di una forza politica.

«Tutte le anime, anche chi pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee», ha specificato Di Maio, chiedendo che le voci dissidenti non vengano mai represse. «Qui si vince o si perde tutti insieme», continua, «perché siamo una comunità che si basa sulla pluralità di idee, soprattutto in questo momento difficile per il Movimento cinque stelle, che deve però riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia».

Ma, secondo il movimento, «il confronto delle idee e la pluralità delle opinioni» non sono mai stati messi in discussione. Anche se ciò non significa dare spazio a «percorsi divisivi e personali», «tattiche di logoramento che minano l’unità e la medesima forza politica» del M5s. Lo hanno scritto i vertici della forza politica in una nota. Occorre rispettare gli impegni con gli iscritti e con i cittadini, ha ricordato il movimento, impedendo che forze interne ne deteriorino la coesione e focalizzandosi sui programmi e i progetti.

Le reazioni

L’intervento di Beppe Grillo sul suo blog arriva lo stesso giorno della missiva. Il garante del movimento elenca le «cinque stelle polari», priorità da realizzare ispirate alle proposte di Italo Calvino per il nuovo millennio, auspicando la crescita del movimento. Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità, dove quest’ultima significa «estendere la partecipazione dei cittadini alle decisioni e alla crescita della società civile», spiega Grillo. E per raggiungere l’obiettivo, individua tre proposte: estendere i referendum consultivi, coinvolgere i percettori di ammortizzatori sociali in attività di utilità sociale e promuovere la «rotazione o i limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione». Eventualità che porterebbe Di Maio e la maggior parte dei suoi fuori dai giochi.

Primo Di Nicola, senatore cinque stelle e regista dell’operazione Mattarella-bis, ha definito la decisione di Di Maio «un passo coraggioso e non dovuto in un paese in cui non si dimette mai nessuno» e lo ha considerato «un momento prezioso della storia del M5s», che favorisce un dibattito libero, di cui – dice il senatore – il movimento ha bisogno. Chiede inoltre un confronto «franco e aperto tra le diverse sensibilità che si sono da ultimo evidenziate nel corso del passaggio dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica». Di Nicola infatti, sostenitore del secondo mandato di Mattarella dal principio, non aveva trovato l’appoggio del leader del movimento, Conte, con cui avrebbe avuto un’accesa discussione.

I dissidi interni

Il clima all’interno del movimento si fa sempre più teso, con i due contendenti per la guida, Di Maio e Conte, che lavorano per cercare e affermare ognuno il proprio consenso interno. L’ex premier però sembra avere più possibilità di manovra, avendo lo statuto interno dalla sua.

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