«Con Giorgio Napolitano se ne va uno degli italiani che da giovani contribuirono a ricostruire la politica del nostro Paese in seguito a venti anni di dittatura fascista». Maurizio Caprara, giornalista e commentatore del Corriere della Sera, già corrispondente diplomatico, è stato il direttore dell’Ufficio per la stampa e la comunicazione della presidenza della Repubblica nel secondo mandato di Napolitano. 

Oggi, in occasione della morte, lo ricorda così: «È stato un dirigente di partito che nel corso del tempo ha saputo correggere gli errori compiuti: ha avuto un ruolo notevole nel contribuire a portare fuori dai confini di una tradizione illiberale una parte consistente della sinistra italiana, quella legata al Partito comunista. Da ministro dell’Interno, da presidente della Camera e poi della Repubblica ha agito senza spirito di parte, ma questo non lo portò ad assecondare antichi difetti del nostro paese».

«Incurante del calo di popolarità che ne sarebbe potuto derivare, dal Quirinale ha difeso i diritti dei detenuti affinché non vivessero in carceri sovraffollate e al di sotto dei livelli di decenza adatti a società democratiche. Tra i suoi meriti c’è l’aver dato rilievo istituzionale all’esigenza di prevenire gli infortuni sul lavoro. Accettò suo malgrado il secondo mandato da presidente della Repubblica».

«Lo fece affinché l’Italia, varando le necessarie riforme, rendesse adeguato ai tempi il proprio sistema politico. Che questo allora non sia risultato possibile non rende superato, bensì ancora più attuale il suo insegnamento. Mai l’ho sentito impiegare espressioni di disprezzo partigiano verso alcune delle forze che senza capire o voler capire le sue volontà più lo attaccarono».

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