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Le finali dello scudetto libico in Italia, tra capricci e sponsor del petrolio

Il governo Meloni punta al soft power del calcio e, come annunciato dal ministro Abodi dopo la visita a Tripoli del maggio scorso, ospita le Final Six del campionato di calcio della Libia. Il fischio d’inizio è stato rinviato più volte: la delegazione libica ha rifiutato gli stadi (e gli alberghi) in Toscana e nel Lazio, per poi optare per la staffetta Campania-Abruzzo. A pagare il conto lo sponsor, Tamoil, e chi ha dovuto accontentare ogni capriccio degli ospiti

Ventuno anni fa il Perugia Calcio portò in Serie A il primo giocatore libico, Saadi Gheddafi, noto più per essere figlio di Muhammar Gheddafi che per le doti tecniche. Ventuno anni dopo quella breve e poco memorabile parentesi, decine di calciatori libici sono tornati in Italia. Sei squadre di calcio e una delegazione di 35 funzionari della Federcalcio locale sono qui per giocare le finali del loro campionato: un torneo a sei squadre, per un totale di 15 partite che assegneranno non solo lo scud

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