«De Luca mi fece cenno che aveva parlato con il sindaco e che tutto era apposto, riferendosi alla richiesta che io avevo fatto pervenire di accelerare l’approvazione delle delibera relativa alla pubblicazione del bando successiva al decreto di sequestro del giugno 2020». Così parla Fiorenzo, detto Libero, Zoccola che ha riempito pagine di verbali, interrogato in due occasioni, dai pubblici ministeri e dal giudice per le indagini preliminari Gerardina Romaniello. È accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione. Zoccola parla di De Luca e racconta le indicazioni di voto per le regionali confermando le intercettazioni. 

«L’indicazione del presidente circa la ripartizione dei voti alle regionali tra Savastone e Picarone, nella misura del 70 e 30 per cento fu da me veicolata alle altre cooperative», dice Zoccola. Non solo, le cooperative avrebbero garanti politici. «Terza dimensione e ‘3 SSS’ fanno capo a me e i miei riferimenti sono esclusivamente Vincenzo e Roberto De Luca, con Piero De Luca non ho rapporti perché non c’è affinità». 

Secondo gli inquirenti il ras delle cooperative avrebbe messo a disposizione i suoi voti in cambio del mantenimento della sua posizione di potere, la manutenzione del patrimonio pubblico era affare esclusivo delle cooperative che gestiva e anche delle altre a lui riconducibili. 

Nell’indagine è finito ai domiciliari il già assessore comunale di Salerno Nino Savastano, attualmente consigliere regionale, eletto nella lista del presidente Vincenzo De Luca. Indagato anche il sindaco della città Enzo Napoli per turbativa d’asta e funzionari e dirigenti pubblici. 

Dal 2002 gli affidamenti del comune di Salerno relativi alla manutenzione del verde pubblico erano viziati da profili di illegittimità, favorendo sempre la galassia di cooperative riconducibili a Zoccola. Negli anni hanno vinto sempre le stesse cooperative che non avevano neanche i requisiti per definirsi sociali.

L’amicizia con De Luca

Zoccola vuole farsi chiamare consulente e non presidente delle cooperative e precisa, fatto già noto, che la sua amicizia con il presidente Vincenzo De Luca risale al 1989. Amicizia di lungo corso anche con Nino Savastano.

Zoccola entra nel merito e chiarisce che lui non voleva proroghe, ma bandi. Le proroghe dipendevano dalla cattiva gestione del comune, parla di Piero De Luca, figlio del presidente, e del suo «cerchio magico». Piero De Luca è deputato e vicepresidente del gruppo democratico alla camera, non indagato così come il padre nell’indagine. 

Zoccola racconta che gestiva pacchetti di voti che indirizzava a questo o a quel politico.

Ha confermato di aver fatto la campagna elettorale a Nino Savastano alle regionali, ma di aver appoggiato alle comunali il centrodestra (la coalizione era guidata da Michele Sarno, suo avvocato). Il cerchio magico gira però attorno agli uomini di De Luca. Emergono altri nomi come quello di Franco Picarone, non indagato al momento, ma pesantemente chiamato in causa.

Picarone, consigliere regionale del Pd, è stato assessore in comune con Vincenzo De Luca. Zoccola racconta di averlo sostenuto, di «avergli fatto 25 anni di campagna elettorale». Fa il nome di Alessandra Francese, la candidata prima delle non elette, il cui marito è stato arrestato per aver fatto pressioni sugli operai della cooperativa San Matteo.

Ogni cooperativa ha un politico di riferimento, ogni cooperativa sono voti e garantiscono sostegno elettorale. L’inchiesta, coordinata dalla procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli, condotta dalla squadra mobile, è a un punto di svolta. Intanto l’avvocato Michele Sarno ha chiesto i domiciliari per Fiorenzo Zoccola visto che sta riempendo pagine di verbali e collaborando con gli inquirenti. 

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