Con la firma del Dpcm giovedì sera, il governo ha stabilito le nuove regole per le ferie di Natale. Sarà vietato spostarsi dalla propria regione e, a Natale, santo Stefano e il 1° gennaio, dal proprio comune di residenza. Non ci saranno deroghe per consentire cene di famiglia, i ristoranti resteranno chiusi così come gli impianti da sci. Le scuole superiori riapriranno soltanto a partire dal 7 gennaio con, inizialmente, soltanto il 75 per cento delle lezioni in presenza.

La linea dura

Dopo settimane di anticipazioni, discussioni e scontri interni alla maggioranza, con le opposizioni e gli enti locali, il governo ha deciso di adottare la linea dura sulle regole per il prossimo mese, adottando provvedimenti restrittivi e mantenendo al minimo le deroghe.

Le decisioni sulle nuove regole sono state prese in due fasi. La prima con l’approvazione di un decreto legge nella notte tra il 2 e il 3 dicembre. La seconda, ieri sera, con l’approvazione di un Dpcm dopo una lunga e tesa trattativa con le regioni e con alcune componenti della stessa maggioranza.

Divieti di spostamento

Ecco le principali nuove restrizioni e le deroghe previste per il prossimo mese. A partire dal 21 dicembre e fino al 6 gennaio 2021 sarà vietato spostarsi dalla propria regione, comprese le province autonome di Trento e Bolzano. Ci si potrà spostare soltanto per «comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute». Nel decreto viene esplicitato che non si potrà cambiare regione per raggiungere la propria seconda casa.

Nelle giornate del 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio saranno vietati anche gli spostamenti tra comuni, sempre fatte salve le «comprovate esigenze». Chiunque potrà comunque rientrare, in qualunque momento, nel proprio comune o nella regione di residenza. Fonti di governo hanno precisato ieri che andare a trovare un parente solo e in condizioni di difficoltà rappresenta una «situazione di necessità».

La sera del 31 dicembre, inoltre, gli alberghi potranno effettuare ristorazione soltanto con il servizio in camera, per evitare feste e cenoni negli alberghi.

Scuole e negozi

Dal 4 dicembre al 6 gennaio i negozi potranno rimanere aperti fino alle 21, ma rimane l’obbligo di chiusura per gli esercizi commerciali che vendono beni non essenziali all’interno dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi.

A partire dal 7 di gennaio le scuole superiori dovranno tornare a effettuare almeno il 75 per cento delle lezioni in presenza. Sempre a partire dal 7 gennaio, gli impianti sciistici potranno riaprire, a condizioni di rispettare le linee guida di sicurezza approvate dalle regioni e al momento in corso di esame da parte del governo.

Il Dpcm stabilisce anche la riapertura delle biblioteche in grado di offrire servizi su appuntamento e degli archivi a partire dal 4 dicembre.

Per quanto riguarda i viaggi all’estero, il Dpcm stabilisce che chi esce dal paese dopo il 20 dicembre dovrà sottoporsi a una quarantena di 10 giorni al suo ritorno. La norma è pensata per scoraggiare in particolare i viaggi nelle località sciistiche. Mentre Francia e Germania hanno seguito l’Italia sulla strada di tenere chiusi gli impianti, infatti, la Svizzera ha aperto le sue piste e l’Austria farà lo stesso dal prossimo 24 dicembre. Non è invece prevista quarantena per italiani che si trovano all'estero per altre ragioni.

Lo scontro politico

La decisione di adottare misure severe per le ferie è stata sostenuta in particolare dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal capo delegazione al governo del Pd, il ministro della Cultura Dario Franceschini, dicono fonti interne alla maggioranza. Ma la decisione è stata duramente contestata dalle regioni e da diversi esponenti della stessa maggioranza.

In un comunicato, la Conferenza delle regioni ha espresso «stupore e rammarico» per la decisione del governo di approvare le principali misure tramite un decreto legge nella notte tra il 2 e il 3 dicembre. La trattativa per ottenere deroghe alle regole generali è proseguita in un lungo incontro durato diverse ore nel pomeriggio di giovedì. Alla fine il governo ha mantenuto la linea del rigore.

Anche all’interno del Pd ci sono state proteste contro le decisioni del governo. Ieri 25 senatori del partito hanno scritto una lettera al loro capogruppo, Andrea Marcucci, chiedendogli di «attivarsi con il governo affinché lo spostamento tra comuni nelle giornate del 25, 26 dicembre e 1° gennaio, possa avvenire per consentire a persone che vivono in comuni medio piccoli di ricongiungersi per poche ore con familiari che abitano in altri comuni». Nei giorni scorsi, Marcucci era stato uno degli esponenti del Pd che avevano chiesto al governo di riconsiderare la linea dura. Anche questo appello, però, è stato respinto.

Infine, Italia viva, da tempo il partito della maggioranza più critico con la linea dura, ha chiesto l’apertura dei centri commerciali e quella dei ristoranti negli orari di cena. La ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, ha detto che su questi temi «non c’è maggioranza nella maggioranza». Il suo dissenso, dicono fonti del governo, è stato messo agli atti del Consiglio dei ministri.

 

© Riproduzione riservata