Colpiti in contropiede. Alla vigilia di Inghilterra-Repubblica Ceca (stasera a Londra, ore 21), che mette in palio l'assegnazione del primo posto nel girone D degli Europei fra due squadre già qualificate, gli inglesi si scoprono sguarniti davanti a un attacco portato nel pomeriggio di ieri. E lo incassano con un brivido sperando che non sia decisivo, ma intanto temono che il colpo provochi più conseguenze dello 0-0 contro la Scozia. Perché trattasi di contropiede italico, portato da mister Mario Draghi.

Un’azione secca e priva di preavviso. Molto incisiva, con quella richiesta di spostare da Londra (e magari a Roma) le semifinali e la finale degli Europei, motivata dal rapido incremento della variante Delta del covid in Inghilterra. E a chi si aspettava che tale incursione armasse un contrattacco furioso del premier britannico Boris Johnson è invece giunta una conferma che la puntata contropiedista ha colpito il bersaglio. Perché il primo ministro ha usato un portavoce per dire che le finali rimarranno a Londra e si tratterà di uno splendido spettacolo. Comportamento che è segno di un timore non messo in conto, per una prospettiva che Johnson non aveva minimamente preso in considerazione: quella di un'altra Brexit, ma stavolta indesiderata.

Una storia di stili nazionali 

Se nel calcio vanno sparendo, sciolti nel solvente della globalizzazione tecnico-tattica che rende simili i modi di giocare di ogni rappresentativa nazionale, in politica gli stili nazionali di gioco invece persistono, eccome. E guidano l'azione dei leader politici. Da premier italiano Mario Draghi è stato lesto a capirlo e così ha piazzato un colpo a sorpresa con fulmineo ribaltamento del fronte e fuga in campo aperto.

Puro calcio all'italiana come usava una volta. Quando giocare di parata e risposta non era presentato come stigma e anzi era la cifra e il segreto dei successi calcistici internazionali. E altrettanto simbolico è che a incassare l'azione di ribaltamento sia il premier di un paese che faceva del calcio arrembante, incarnato dallo stile “long ball”, la propria cifra identitaria fino all'alba degli anni Novanta. Cioè fino al passaggio d'epoca in cui la globalizzazione ha preso a annacquare gli stili nazionali, con l'Inghilterra in prima linea di questo processo di ibridazione.

La progressiva trasformazione della Premier League in NBA del calcio, il più globale dei campionati nazionali, è stata la premessa per la mutazione genetica della nazionale inglese. Chi ha memoria del long ball prova ancora qualche straniamento nel veder giocare calcio geometrico e palleggiato ai calciatori che indossano la maglia bianca con lo stemma dei tre leoni. Ma in politica lo stile che ha vinto e ha portato alla Brexit è esattamente quello arrembante e tambureggiante di una volta sui campi da gioco.

Quanto all'Italia, l'ibridazione avviene grosso modo nello stesso periodo (fine anni Ottanta-primi anni Novanta), ma per dinamica differente. Provvide infatti il sacchismo, variante calcistica del berlusconismo che fece del calcio la politica anticipata con altri mezzi e predicò la mutazione genetica forzata con espianto del calcio giocato a uomo. Ma in politica lo stile dei nostri premier continua a portare l'impronta italica originaria: tatticismo esasperato, partita impostata sull'avversario anziché su se stessi e, come direbbero gli spagnoli, resultadismo che prevale sul juego. Se non sei un buon contropiedista, se pretendi di fare il fenomeno, da premier italiano fai la fine del pollo. O di Matteo Renzi.

Quale delle due beffe?

Certo, poi ci sarebbe la questione di scegliere quale delle due beffe fare andare in onda per la finale degli Europei, in programma domenica 11 luglio. La beffa numero 1 è quella fissata dal calendario: la finale del campionato europeo più europeista della storia che si gioca in casa del paese che ha visto trionfare l'eurofobia. Effetto casuale di una manifestazione pianificata prima che partisse la macchina della Brexit. L'altra beffa, quella ipotizzata da Draghi ma molto più improbabile da realizzare (e tuttavia si ricordi che la sede della Coppa America attualmente in corso è stata spostata dieci prima dell'inizio del torneo), è la Brexit al contrario: ciao Boris, ti si scippa la finale e la si porta nel bel mezzo del continente isolato. Come si dice: non succede, ma se succede...

Al di là del fantacalcio che si mescola alla fantapolitica, resta per Boris Johnson quella visione da incubo mandata in eurovisione nel pomeriggio di ieri: Mario Draghi e Angela Merkel, uno accanto all'altra a cinguettare di piena intesa. L'immagine dell'eurocrazia contro cui il premier britannico (o inglese?) ha combattuto con ogni energia negli ultimi anni, trasformata nella coppia di gemelli del gol e spietati contropiedisti. Angela, lanciami la palla che lo sfondo. C'è davvero di che rimanere senza parole. E affidarsi al portavoce.

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