Il cornavirus potrebbe essere arrivato in Italia a settembre. La ricostruzione arriva da uno studio pubblicato l'11 novembre su Tumori Journal e messo a punto dall'Istituto nazionale dei tumori di Milano e dell'università di Siena.

La pubblicazione ha come primo firmatario Giovanni Apolone, il direttore scientifico dell’Istituto, e mostra un'inaspettata circolazione molto precoce di Sars-Cov-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell'identificazione del primo paziente e chiarisce l'insorgenza e la diffusione della pandemia di malattia da coronavirus 2019 (Covid-19).

«Non ci sono dati affidabili sulla reale insorgenza dell'infezione da coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave e sulla diffusione nel periodo prepandemico in tutto il mondo. Abbiamo studiato la presenza di anticorpi specifici» legati all'insorgenza del coronavirus «in campioni di sangue di 959 individui asintomatici arruolati in uno studio prospettico di screening del cancro del polmone tra settembre 2019 e marzo 2020 per monitorare la data di insorgenza, la frequenza, e variazioni temporali e geografiche nelle regioni italiane».

Anticorpi specifici per Sars-Cov-2 RBD, cioè del coronavirus che ha fatto esplodere la pandemia, sono stati rilevati in 111 individui su 959 (11,6 per cento), a partire da settembre 2019.

Si passa poi al 14 per cento, con un cluster di casi positivi (> 30 per cento) nella seconda settimana di febbraio 2020 e numero più alto (53,2 per cento) in Lombardia.

La ricerca di anticorpi Sars-CoV-2 in persone asintomatiche prima dell'epidemia di Covid-19 in Italia «potrebbe rimodellare la storia della pandemia» si legge.

I dubbi di Galli

Interrogato sull'articolo, il direttore del reparto di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, dice di attendere «conferme reali»: «È veramente difficile pensare che il virus sia così vecchio», commenta. Se lo fosse, però, la prima cosa da chiedersi sarebbe «perché non ha creato focolai molto prima». Serve tempo, anche per capire l'evoluzione della malattia: «A Milano si dice più piano, più adagio».

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