Se cerchi bene nella dispensa della tua cucina, tra bustine di zucchero colorate e preparati per budini inutilizzati, troverai sicuramente gli stampini per tagliare i biscotti di Natale -quelle che non si possono usare il resto dell’anno perché si sa, hanno forme che richiamano decisamente le festività di Dicembre-.

Scommetto anche che tra queste, ne avrai una con la sagoma umana, un omino stilizzato che si può riconoscere anche in tantissime decorazioni natalizie: appeso all’abete insieme ad un bastoncino di zucchero, nelle luminarie, stampato su tovaglie, grembiuli, strofinacci, guanti da forno e ricamato sui maglioni. Chi rappresenta questo simpatico biscotto, meglio conosciuto come l’omino di Pan di Zenzero (Gingerbread Man)?

La storia

Quel biscottino dalla forma umana che negli ultimi anni abbiamo conosciuto col nome di Zenzy dal cartone animato Shrek (o Gingy nella versione originale), ha in realtà quasi 500 anni e quando fece la sua comparsa rappresentava gli invitati a cena della Regina Elisabetta I. Pare che la sovrana inglese, vissuta a cavallo tra ‘500 e ‘600 avesse chiesto ai suoi cuochi di realizzare delle caricature degli ospiti, dignitari di corte…che si potessero mangiare. Lo zenzero è una spezia- si ottiene da una radice- che proveniva dall’Asia, era arrivata in Europa solo dopo l’anno Mille e sicuramente non era qualcosa che ci si poteva permettere tutti i giorni; per questo sappiamo che i biscotti allo zenzero venivano cucinati di solito in occasioni speciali, come il Natale.

La leggenda

Ci sono un sacco di leggende più o meno vere sui biscotti di Pan di Zenzero a quei tempi in Europa, che avevano le forme più varie e legate alle tradizioni più strane – ad esempio era consigliato di mangiare gli omini biscotto alle ragazze che volevano trovare un fidanzato- ma il nostro amico Zenzy diventa tristemente famoso nel 1875 quando la sua storia compare su un giornalino per bambini, un Topolino di 150 anni fa.

La storiella scritta sulla rivista americana St. Nicholas, con cui collaboravano i più grandi scrittori dell’epoca, racconta di una signora anziana senza figli che cuoce un biscotto allo zenzero dalle sembianze di un bambino: l’omino si alza dalla teglia e corre via. Il fuggitivo viene inseguito prima dalla donna e da suo marito che troppo anziani non riescono a prenderlo, poi dai compaesani, da una mucca, da un gufo e infine viene “aiutato” ad attraversare il fiume da una volpe che facendo finta di volerlo proteggere dall’acqua, ma alla fine lo inghiottirà. Un finale davvero triste per essere una bella storia da raccontare.

Nelle fiabe

Come per tutte le storie tristi con del potenziale, fu il mondo dello spettacolo a farla diventare una scintillante storia natalizia a lieto fine: nel 1905, il giorno di Natale, i bambini di New York e dintorni, seduti nelle poltroncine del teatro Liberty a Broadway, poterono ammirare le avventure di Babbo Natale e le sue renne che salvarono il Re di Dolcettilandia dal malvagio signor Caramello, che aveva trasformato il re proprio in un…biscotto di pan di zenzero.

Sempre nell’800 la fiaba dei fratelli Grimm Hansel e Gretel aveva avuto parecchio successo e in Germania iniziò a diffondersi la tradizione di cucinare con il pan di zenzero non sono gli omini, ma anche delle casette commestibili, come quella che i due bambini trovano nel bosco e iniziano a divorare. Una tradizione che è stata portata avanti fino ad oggi e ha contagiato i paesi vicini, in particolare la Svezia dove la prima domenica di Avvento le famiglie con bambini si riuniscono proprio per costruire le casette commestibili, chiamate pepparkakshus. Oggi si usano dei kit già pronti che grazie all’ausilio della colla per alimenti permettono a tutti di ottenere un risultato molto soddisfacente, anche ai più piccolini.

C’è anche chi del costruire casette di pan di zenzero ne ha fatto un vero e proprio mestiere con cui lavora tutto l’anno: Jon Lovich, un’artista ed ex chef di New York. Da ragazzo abitava nel Kansas e perse un concorso locale per il miglior villaggio di pan di zenzero, ma oggi ha realizzato il suo sogno: ha costruito il più grande villaggio del mondo completamente commestibile, per questo è stato premiato dal Guinness dei primati nel 2013. La sua creazione, chiamata GingerBread Lane, gli impone una progettazione annuale e un lavoro di dalle 60 alle 100 ore a settimana dall’autunno, ma regala una grande soddisfazione: il villaggio viene portato in mostra per ogni angolo degli Stati Uniti. Ogni anno il villaggio è diverso e dopo le feste è in parte regalato o distrutto per fare spazio a quello nuovo. La creazione pesa oltre una tonnellata e mezzo e conta oltre mille edifici: ci sono il dentista, l’idraulico, la pizzeria e l’ufficio postale con l’immancabile cassetta per spedire le lettere a Babbo Natale.

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