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Il “responsabile” Cesa e gli amici dei clan: «Il 5 per cento sugli affari»

Roberto Monaldo
Roberto Monaldo

Un’indagine in Calabria coinvolge il vertice regionale e nazionale dell’Udc. Lorenzo Cesa è indagato per concorso esterno. Nelle carte si parla di soldi a lui destinati. C’è anche il nome di Pier Ferdinando Casini, non indagato

  • «Un connubio diabolico tra figure di diversa estrazioni: uomini politici, imprenditori, politici». Un comitato con un’obiettivo preciso: «Fare affari attraverso attività illecite, quali abuso di ufficio (le cd entrature), turbata libertà degli incanti e corruzione».
  • L’inchiesta colpisce duramente il partito degli eredi della Democrazia cristiana, l’Udc. In questa trama, infatti, troviamo Francesco Talarico, assessore al Bilancio della giunta calabrese di centrodestra, guidata dal leghista Ninò Spirlì, nonché segretario regionale del partito, e Lorenzo Cesa.
  • L’assessore «avrebbe dovuto trovare entrature a Gallo tramite Cesa in cambio di una percentuale sugli affari del 5 per cento», scrivono gli inquirenti.

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