Secondo il Viminale, seppur con pena sospesa, la condanna a 18 mesi rientrerebbe nella fattispecie della legge Severino che renderebbe Lucano ineleggibile
Mimmo Lucano resta sindaco di Riace. Il consiglio comunale calabrese ha respinto a maggioranza la decadenza dopo il provvedimento della prefettura di Reggio Calabria in seguito alla condanna definitiva per 18 mesi. Secondo il ministero dell’Interno, seppur con pena sospesa la condanna rientrerebbe nella fattispecie della legge Severino che renderebbe Lucano ineleggibile. Contro la decisione del consiglio comunale, la prefettura potrebbe ricorrere al giudice civile.
La condanna
Lo scorso 12 febbraio 2025 Mimmo Lucano è stato condannato in via definitiva a 18 mesi di reclusione, con pena sospesa, per un solo falso relativo a una delle 57 delibere che gli erano state contestate. La Cassazione ha confermato l’assoluzione per tutti gli altri reati di cui era accusato nell’ambito dell’inchiesta Xenia della guardia di finanza, relativa alla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti a Riace.
Nell'ottobre 2023 la Corte d'Appello di Reggio Calabria aveva già ridotto da 13 anni e 2 mesi ad un anno e sei mesi di reclusione la condanna che era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Locri al sindaco di Riace.
In primo grado, infatti, i giudici lo avevano ritenuto il promotore di un'associazione a delinquere che aveva lo scopo di commettere un determinato numero di reati contro la pubblica amministrazione. Nel capo di imputazione si leggeva che «mediante indebite rendicontazioni al Servizio centrale dello Sprar e alla Prefettura», l’ex sindaco di Riace «in qualità di pubblico ufficiale», e in concorso con i presidenti degli enti gestori dei progetti Sprar e Cas, avrebbe procurato alle associazioni che si occupavano di assistere i migranti «un ingiusto vantaggio patrimoniale pari a 2milione 300 mila euro».
Nel processo di secondo grado, le principali accuse contestate a Lucano erano cadute. Aveva retto solo un'accusa di falso.
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