Le senatrici grilline, in giunta per le immunità parlamentari, si sono astenute sulla pratica riguardante la richiesta di arresti domiciliari per il forzista Luigi Cesaro. In un solo colpo, Agnese Gallicchio, Elvira Evangelista e Grazia D’Angelo hanno fatto carta straccia di anni di propaganda del M5s contro l’immunità parlamentare e lo scudo garantito per senatori e deputati.

Si sono astenute insieme ai rappresentati del Pd mentre il centrodestra e i renziani hanno votato contro la richiesta di arresto avanzata dal tribunale. Le giustificazioni delle senatrici arrivano al telefono, ma anche per messaggio a tarda notte perché «c’è molta stanchezza a quest’ora della sera dopo una intensissima giornata di lavoro per una signora di una certa età, quale io sono», spiega Gallicchio.

Le senatrici astenute

Ma quali sono le ragioni dell’astensione? La conversazione con la senatrice Evangelista non dura molto perché tronca la telefonata non gradendo le domande, definite un interrogatorio.

«Mi sono astenuta perché non c’è nessun pericolo di fuga o di inquinamento prove, si tratta di una richiesta di arresti domiciliari, sono venuti meno i requisiti di legge, valuterò meglio la questione aspettando anche il pronunciamento della Cassazione», dice la senatrice.

Il senato non deve valutare il merito delle esigenze cautelari, quello spetta a un giudice terzo come per tutti i comuni mortali, un giudice che ha già deciso disponendo i domiciliari per il senatore azzurro. Ma a differenza dei comuni mortali, i giudici per arrestare o intercettare deputati e senatori, devono essere autorizzati dalla camera di appartenenza. I senatori devono valutare solo se c’è fumus persecutionis nella pratica in esame.

Sono lontani i giorni in cui i vertici pentastellati riempivano le piazze chiedendo a gran voce l’abolizione dell’immunità. «Il M5S da sempre è contrario all’immunità dei parlamentari, e da anni promuove il “Parlamento pulito», scrivevano deputati e senatori grillini sul blog di Beppe Grillo, nel 2014.

Ma voi non eravate contro l’immunità parlamentare? La senatrice grillina risponde così: «Noi non abbiamo votato contro l’immunità, l’arresto è una misura cautelare di una certa importanza, l’immunità riguarda solo i reati di opinione».

Ma il M5s è sempre stato a favore della richiesta dei giudici e contro l’immunità, lei perché si è astenuta? «Io parlo per me, sono un’avvocata, sono alla prima legislatura, in quel momento non c’erano gli elementi per valutare un arresto. C’erano delle perplessità che mi hanno portato all’astensione», dice.

Le chiediamo se c’è o meno fumus, la senatrice risponde: «No, non c’è. Non penso la magistratura perseguiti nessuno», dice. E allora perché si è astenuta? La senatrice spiega il tormento di un eventuale esecuzione di misura cautelare a carico di un senatore e risuonano vent’anni di dottrina berlusconiana. «L’arresto è una misura cautelare di una certa importanza, un senatore prende, esce dal senato e viene arrestato. Bisogna valutarlo attentamente, non c’erano ragioni per votare la proposta di Italia viva, il voto di astensione lascia margini di dubbi sulla faccenda. Speriamo che tra qualche giorno la questione venga chiarita anche dalla Corte di Cassazione che ha le carte in mano», dice.

Ma sono propr«io le carte e un giudice a chiedere i domiciliari per Luigi Cesaro che secondo gli inquirenti ha intrattenuto rapporti con alcuni esponenti del clan Puca di Sant’Antimo. «Lei mi sta facendo un interrogatorio» dice prima di troncare la telefonata.

Così proviamo a raggiungere anche Grazia D’Angelo, ma senza successo, ci risponde, invece, ma solo tramite messaggi, l’altra senatrice Agnese Gallicchio. Scrive di notte dopo una giornata intensissima e una stanchezza montante.

Sono quasi le due di notte e la senatrice ci spiega con un lunghissimo messaggio le ragioni dell’astensione. La prima cosa che precisa è che tra Cesaro e il M5s non è mai corso buon sangue, che i grillini sono stati e sono protagonisti di battaglie per la legalità.

Dopo la premessa, chiarisce che non vogliono entrare nel merito del procedimento, che non c’è fumus persecutionis, ma che «l’esigenza cautelare non risulta o comunque non appare sufficientemente motivata».

Ma spetta al giudice decidere se vi siano o meno i presupposti per la misura cautelare e il giudice Maria Luisa Miranda ha già deciso affermativamente. La senatrice aggiunge un altro dettaglio relativo al reato contestato a Luigi Cesaro, il concorso esterno in associazione camorristica. «Il reato presenta per sua natura difficoltà probatorie, che spesso portano anche a conclusioni ed a valutazioni contraddittorie ed anche a principi di diritto diversamente esposti», dice.

Quella della problematicità del concorso esterno è un vecchio cavallo di battaglia anche del partito berlusconiano, per loro proprio non dovrebbe esistere. La senatrice spiega che il M5s discuterà nuovamente del caso che andrà all’attenzione dell’aula del Senato, ma quando chiediamo cosa resta di quella pregiudiziale contrarietà all’immunità parlamentare l’esponente grillina ci lascia con questo messaggio: «La saluto e non mi chiami più. Non ho gradito la sua insistenza».

L’inchiesta

Cesaro è stato processato e assolto negli anni ottanta per i suoi rapporti, riscontrati, con la camorra cutoliana, è stato citato nello scioglimento per camorra del suo comune di origine Sant’Antimo (anno 1991), è stato coinvolto in diversi procedimenti penali, dai quali è sempre uscito pulito, nei quali i pentiti hanno raccontato i suoi contatti con esponenti di diversi clan della provincia di Napoli e Caserta.

Ora arriva una nuova ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Maria Luisa Miranda, giudice del tribunale ordinario di Napoli, ha disposto l’arresto per Cesaro perché avrebbe fornito un contributo al rafforzamento del clan Puca.

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