I numeri dei contagi vengono comunicati dalle regioni e arrivano alla cabina di regia nazionale. Sulla base di quei numeri e di un algoritmo, vengono disposte chiusure, aperture e il colore da assegnare alle regioni. A vigilare su quei numeri c’è l’Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che risponde al ministero della Salute. Il colore della Campania da giallo è appena diventato rosso. In tutti i passaggi di questo processo decisionale è coinvolto un professore, Enrico Coscioni, dai mille ruoli.

Coscioni è consigliere per la sanità del presidente campano De Luca. I dati partono dall'unità di crisi della regione Campania di cui fa parte Coscioni e arrivano al ministero, alla cabina di regia nazionale, di cui fa parte Coscioni e poi all'Agenas che presiede Coscioni.

Coscioni non sente il peso dei troppi incarichi. «Noi, come Agenas, facciamo solo un’operazione di trasparenza, riceviamo i dati dal ministero e li pubblichiamo», dice. Basta guardare il sito dell'agenzia per scoprire che Agenas ha tra i compiti il «monitoraggio, analisi e controllo dell’andamento dei singoli sistemi sanitari regionali». Coscioni è a capo di una struttura che monitora la sanità anche quella della Campania di cui Coscioni è consulente. «Guardi che l’ultimo presidente di Agenas era l’assessore regionale del Veneto, è sempre stato così. Il presidente non ha un compito operativo, è solo a capo del cda».

Ma Coscioni è anche nella cabina di regia del ministero: «Non abbiamo ruolo nell’assegnazione dei colori, dipende dall’algoritmo, prima avevamo un ruolo quando c’erano gli alert. Noi prendiamo solo atto». Il nove novembre la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, aveva evidenziato, in un tweet, che dalla regione Campania non erano ancora arrivati i dati, quelli che elabora l'unità di crisi della regione di cui fa parte Coscioni. «Non lo so, non so di cosa parla, i dati sono sempre stati tutti presenti», replica lui.

Ci sono state polemiche anche sui dati delle terapie intensive in regione Campania. Coscioni il 3 novembre all’agenzia Dire parla di 630 posti in terapia intensiva, il bollettino della regione ne conta 590. «I numeri sono quelli, sono in aumento, ora sono 656. Aumentano perché sono stati realizzati posti nuovi e stiamo attivando nuovi posti come in tutte le regioni».

Modello Campania

Coscioni, nella stessa intervista del 3 novembre, rivendicava l'eccellenza del modello campano: «La nuova ondata epidemica non ci ha trovati impreparati». Due giorni fa a Castellammare di Stabia sono morti sulle barelle due persone perché non c'erano posti, al Cotugno si visitano le persone in auto, altrove muoiono in attesa di ambulanze con il 118 sommerso dalle richieste. Sempre a Castellammare ci sono ammalati su barelle, sulle sedie, su strapuntini. Ma Coscioni non vuole parlare di questo: «Se lei vuole un’intervista, si prenoti». Eppure Coscioni ricopre anche un altro incarico. Due anni fa, hanno denunciato le opposizioni, M5S in testa, per Coscioni è stato sdoppiato un reparto per farlo diventare primario di cardiochirurgia dell'ospedale salernitano Ruggi.

Intanto la decisione di rendere zona rossa la Campania ha scatenato la rabbia del presidente della regione Vincenzo De Luca. Non ha usato mezzi termini attaccando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e l’intero governo. «Fatti salvi 3-4 ministri non è un governo, anziché andare allo sbaraglio sarebbe meglio avere un Governo che non produca il caos che è stato prodotto in Italia. In queste condizioni meglio mandare a casa il Governo», dice De Luca nella sua consueta diretta Facebook.

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