I giornali sono comunità di autori, oltre che di lettori. E come tutte le comunità celebrano insieme i momenti di gioia e quelli di dolore. Mai mi sarei aspettato di dover affrontare un lutto nella comunità di Domani così presto. Invece ci ha lasciato Massimo Campanini, uno dei più importanti studiosi italiani di islam (lo scrivo con la minuscola, come faceva lui, ho imparato che è più corretto così). La notizia circola da poco sul web e mi ha preso di sorpresa: avevo parlato con lui qualche giorno fa, proprio venerdì mi ha mandato un suo articolo che pubblicheremo nei prossimi giorni, sulla medicina islamica di fronte alle pandemie, un pezzo che con la sua solita maestria tiene insieme i millenni e le culture, sempre però un solido gancio nell’attualità.

Non posso dire di averlo conosciuto da vicino, ma negli anni ci siamo incrociati in vari contesti, prima all’Istituto studi di politica internazionale di Milano, gli avevo chiesto alcuni articoli quando stavo al Fatto Quotidiano ed è stato tra i primi che ho chiamato, a luglio, quando abbiamo avviato il progetto di Domani. Aveva aderito subito con entusiasmo.

In questi ultimi anni Massimo Campanini insegnava all’Università San Raffaele di Milano, dopo aver lavorato a lungo per le università di Napoli e Trento. Ha scritto libri fondamentali per capire l’islam, soprattutto nella dimensione della filosofia politica.

Quello per me più importante è stato La politica nell’Islam – una interpretazione, che chiarisce perché la democrazia è così poco praticata nel mondo arabo, ma affronta la questione da una prospettiva molto più seria e complessa dei tanti polemisti che hanno avuto fortuna in questi anni (e che di solito neanche parlano l’arabo). Gli stessi temi sono approfonditi in un altro saggio importante, Il pensiero islamico contemporaneo.

Poi in viaggio mi sono portato il suo Storia del Medio Oriente contemporaneo, altro classico più volte ristampato e sempre aggiornato. Il Mulino ha pubblicato i suoi saggi più importanti che sono il miglior antidoto a ogni semplificazione, ma sono anche privi di ogni indulgenza o facile relativismo.

Per altri editori ha pubblicato coraggiosi saggi introduttivi a cui mi ha sempre dato l’impressione di tenere particolarmente, come quello sulla filosofia islamica per Els-La scuola.

Nel suo primo articolo per Domani, si era occupato del corano, e scriveva:

«Il fatto è che molto poco si parla dell’islam, per lo meno in Italia, se non in caso di terrorismo o di rapimenti di giovani cooperanti. Uno dei luoghi comuni che si propalano sulla religione di Muhammad (Maometto) è che i musulmani leggano il Corano, il loro Libro sacro, in modo ottuso e acritico, senza la benché minima consapevolezza storica. Ciò tanto coinvolge gli studi orientalistici quanto ha ricadute sul ripensamento che gli intellettuali musulmani stessi stanno conducendo sui pilastri della fede».

Avrei voluto che la sua collaborazione a Domani riempisse questo vuoto, che ci garantisse un punto di vista attento e analitico su una delle forze – spirituali e politiche – che più hanno plasmato questo primo ventennio del Duemila. Invece è andata così, Massimo Campanini ci ha lasciato troppo presto, a 65 anni.

Non so come ci si congeda in arabo dalle persone che ci lasciano all’improvviso, vorrei usare qualche formula adatta alla circostanza. Sarebbe proprio un bell’argomento per un pezzo di Massimo Campanini.

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