Si batte contro l’inceneritore di Roma, ma è di competenza commissariale. Si è candidata alle regionali, ma è pronta a dimettersi in caso di sconfitta per tornare al suo mestiere, quello di giornalista. La candidata alla guida della regione Lazio per il M5s, Donatella Bianchi, è la prova del fallimento politico nelle scelte territoriali volute dall’ex presidente del Consiglio e leader del movimento, Giuseppe Conte.

Bianchi, in realtà, è riuscita anche in un altro capolavoro, ha cristallizzato le divisioni all’interno del M5s laziale, da sempre diviso tra l’anima più vicina a Roberta Lombardi e quella legata all’ex sindaca Virginia Raggi. Raggi, oggi consigliera capitolina, non ha manifestato apprezzamenti pubblici, non ha fatto neanche un comunicato di sostegno a Bianchi, un silenzio che certifica la sua distanza dalla candidata, distanza che potrebbe tradursi in una fuga dalle urne o in una scelta diversa rispetto al candidato presidente proposto dal Movimento (alle regionali è possibile il voto disgiunto).

Bianchi e Raggi

Lo “scontro” è iniziato il giorno della candidatura della giornalista a presidente della regione.

«Non conosco personalmente Virginia Raggi, ma spero di incontrarla nei prossimi giorni per confrontarmi con lei», diceva Bianchi, lo scorso gennaio, presentando la propria discesa in campo. Di quell’incontro non si ha traccia. Raggi e Bianchi si sono incontrate ufficialmente solo durante un appuntamento informale con la delegazione dei consiglieri municipali.

Da allora la candidata del M5s alle regionali ha solo peggiorato la situazione. È inciampata anche sulla sua preferenza alle scorse comunali: «Al Campidoglio ho votato Gualtieri perché aveva un altro programma, l’ha cambiato dopo. Chi altro era candidato? Forse c’era la Raggi».

«Al primo turno ero fuori per lavoro, sempre in mare. Al ballottaggio ho votato Gualtieri, che però poi si è rimangiato il programma sui rifiuti. In genere comunque ho votato al centro», ha aggiunto.

Insomma un incontro mai avvenuto, le giornate al mare e la scelta di Gualtieri al ballottaggio, Bianchi è riuscita nell’obiettivo di allargare le divisioni all’interno del M5s, divisioni alimentate anche dalle ultime scelte di Conte a livello nazionale. In particolare quella relativa al nuovo codice etico che, come anticipato da Domani, affida tutti i poteri al presidente del partito e che, a differenza del passato, concede il Tfr, la liquidazione che spetta dopo la fine del mandato parlamentare, agli ex deputati come Roberto Fico e Paola Taverna. Non a caso strenui difensori della modifica.

L’inceneritore

In realtà nel Lazio il M5s è partito di governo. Ha appena concluso l’esperienza nella giunta del presidente della regione, Nicola Zingaretti, fianco a fianco con il Pd. Una scelta che ha dato vita a una frattura insanabile con Raggi e quanti la sostengono (l’ex sindaca al primo turno delle ultime comunali ha ottenuto il 19 per cento nonostante gli errori e la colpa grave di non aver risolto la perenne crisi dei rifiuti della capitale).

Quando Bianchi ha provato ad attaccare il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato perché condannato in primo grado per danno erariale, ha dovuto presto cambiare spartito. «C’è un appello che attendo con serenità . Mi sorprende però che questo tema venga sollevato adesso, e mai quando abbiamo governato assieme in giunta», ha replicato l’ex assessore regionale alla Sanità chiudendo il caso.

Così Bianchi ha vissuto questa campagna elettorale senza argomenti e allora ha provato la carta dell’inceneritore che il sindaco di Roma Gualtieri ha deciso di annunciare dopo averne negato la costruzione per tutta la campagna elettorale.

«D’Amato, da assessore alla Sanità, dovrebbe sapere bene che la scelta dell’inceneritore, che lui sponsorizza, sarà un problema anche per la salute dei cittadini. Non avrebbe dovuto accettare l’inceneritore nel programma. Che poi è lo stesso inceneritore che ha impedito di fare l’alleanza fra Pd e M5s. Tanto più se questa scelta, come sembra, gliel’hanno imposta Matteo Renzi e Carlo Calenda», ha detto.

Purtroppo l’inceneritore è di competenza commissariale, un altro è già in funzione nel Lazio e la regione non avrà alcun ruolo nel modificare questa scelta. Una scelta assunta da Gualtieri, sindaco di Roma, commissario ed ex ministro nel secondo governo Conte. Quando si dice gli amici.

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