L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha diffuso i primi risultati dei dati raccolti, tra maggio e luglio 2023, all’interno di un’indagine sugli stereotipi, sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza. Lo ha fatto durante un convegno, organizzato in collaborazione con dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio, che è stato introdotto da un minuto di silenzio dedicato a tutte le vittime di violenza e di femminicidio. 

Nel suo discorso di apertura, il presidente dell’Istat, Francesco Chelli, ha sottolineato che i risultati dell’analisi dimostrano come la violenza maschile è ormai troppo presente nella vita delle donne. Una donna su tre, infatti, ha subito violenze. Il presidente ha sottolineato l’importanza della prevenzione: «La violenza cresce su radici culturali e sociali precise».  

I dati

Secondo l’indagine il 10 per cento del campione intervistato ha dichiarato di accettare il controllo da parte dell’uomo sulla comunicazione della propria partner. A preoccupare è che il 16 per cento di chi lo pensa appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 29 anni. 

Quasi la metà degli intervistati ha almeno uno stereotipo relativo alla violenza sessuale. Il 38,3 per cento degli uomini e il 29,7 per cento delle donne, ad esempio, credono che una donna abbia la possibilità di sottrarsi a un rapporto non voluto. Quasi il 20 per cento degli uomini (il 14,6 per cento delle donne) crede che la violenza sessuale possa essere provocata dal modo di vestire.

L’11 per cento, senza differenze sostanziali tra generi, ha dichiarato che una donna vittima di violenza sessuale, quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe, è da ritenersi almeno in parte responsabile.

Importanti miglioramenti sono stati rilevati, per quanto riguarda la diffusione degli stereotipi di genere, rispetto al sondaggio condotto nel 2018, soprattutto dalla parte femminile del campione. Gli stereotipi che persistono (il 20 per cento delle intervistate) sono «gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche» e «una donna per essere completa deve avere dei figli». 

Durante il convegno Lucilla Scarnicchia dell’Istat ha detto che uno stereotipo su cui uomini e donne hanno idee molto distanti è che «soprattutto l’uomo deve provvedere alle necessità economiche della famiglia». Entrambi, invece, considerano importanti qualità come la sincerità, l’affidabilità e l’intelligenza. Mentre gli uomini ritengono leggermente più importanti, in una donna, l’attitudine al comando e la bellezza.

L’informazione sembra essere lo strumento principale con il quale aumentare la consapevolezza della gravità del fenomeno. Quasi il 16 per cento degli intervistati è favorevole a iniziative per le donne vittime di violenza, mentre il 31 crede che sia giusto almeno parlarne.

Venerdì arriveranno i dati provenienti dai centri antiviolenza e il numero aggiornato degli omicidi. I dati relativi al 2021 mostrano che il 97 per cento dei centri conduce già attività di prevenzione e sensibilizzazione e più del 70 per cento organizza attività formative per operatori. 

Metodi di prevenzione

Secondo Stefano Pizzicannella, direttore dell’ufficio per le Politiche delle pari opportunità, «non si può parlare di pari opportunità tra uomini e donne se non si affronta il tema della violenza maschile contro le donne». Pizzicannella ha sottolineato il ruolo centrale dei monitoraggi dell’Istat come supporto agli interventi normativi e ha ricordato che il quadro legislativo italiano, pur presentando lacune su cui il governo sta lavorando, è ammirato anche sul piano internazionale. 

Maria Giuseppina Muratore, direttrice delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione dell’Istat, ha confermato la sua preoccupazione per i dati sulla tolleranza giovanile del controllo: «Il controllo è violenza psicologica, è precursore della violenza fisica. É questo che va insegnato». In ogni caso, ha sottolineato, è aumentata la consapevolezza delle donne come dimostra «l’aumento delle chiamate al 1522 e delle donne che si recano ai centri antiviolenza». 

Tra gli strumenti di prevenzione il convegno si è occupato in particolare del metodo Sara, Spousal assault risk assessment. Nato in Canada ma arrivato in Italia grazie alla professoressa Anna Costanza Boldri, è una tecnica di prevenzione secondaria che mira a ridurre il rischio di vittimizzazione da parte della donna e valutare il rischio di recidiva.

Si tratta di un questionario che analizza quindici fattori di rischio e cinque fattori di vulnerabilità. Nel convegno è stato presentato come strumento di grande importanza perché favorisce la collaborazione tra i diversi professionisti che possono intervenire tempestivamente. I dati presentati hanno mostrato che il rischio di recidiva aumenta con la crescita degli eventi violenti; con la presenza dei figli e in caso di problemi economici. È fondamentale, inoltre, che una donna che denuncia confermi la sua decisione anche lasciando il proprio partner. Non farlo contribuisce a essere un fattore di rischio. 

Un’altra tecnica di prevenzione secondaria è Isa (increasing self awareness), un questionario di autovalutazione del rischio. La novità di questo metodo è favorire un esercizio di consapevolezza per tutte le donne, non solo quelle già vittime di violenza. Questo questionario, disponibile online, è stato utilizzato anche nelle scuole per valutare la gravità dei cosiddetti campanelli d’allarme. A oggi già 40mila donne lo hanno compilato. 

I dati della polizia

La polizia ha invece pubblicato l’ultima edizione della brochure online “….questo NON è AMORE”. Secondo i dati raccolti dalla Divisioni anticrimine, quest’anno, in Italia, ogni giorno 85 donne sono state vittime di reato (maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale). Non solo, il numero di vittime di sesso femminile è quattro volte superiore a quello delle vittime di sesso maschile.   

Nel 55 per cento dei casi l’autore del reato è un convivente della vittima. Nel 39 per cento è il coniuge o il compagno, nel 30 per cento l’ex coniuge o l’ex compagno.

Il trend dei provvedimenti di ammonimento adottati dal questore per atti persecutori o violenza domestica è in continua crescita: nel 2022 sono stati 3.762, il 47 per cento in più rispetto all’anno precedente. Nei primi sei mesi di quest’anno sono già aumentati del 33 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Diminuiscono invece le recidive passate dal 18 per cento del 2020 al 12 per cento del 2022.

Scende, seppure di poco, anche la percentuale di femminicidi: se nel 2020 il 43 per cento delle donne uccise erano vittime di femminicidio, quest’anno sono il 31 per cento nel 2023. L’autore è, nel 52 per cento dei casi, il marito o il partner, nel 14 per cento l’ex marito o l’ex partner.

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