La Dia di Palermo, su disposizione della Corte di Appello del capoluogo siciliano, ha sequestrato e confiscato l’intero patrimonio di Francesco Zummo, noto imprenditore edile locale, considerato «a disposizione» di cosa nostra fin dai tempi dei boss Totò Riina e Bernardo Provenzano per il riciclaggio di denaro nel settore edilizio. Anni di indagine della Dia palermitana, coordinata dalla locale Procura della Repubblica e dalla Procura Generale, hanno portato all’arresto e alla condanna di Zummo con l’iniziale sequestro di un patrimonio a suo tempo stimato in 300 miliardi di lire.

Dopo un lungo e complesso iter processuale, un annullamento con rinvio della Corte di Cassazione, chiamata ad esprimersi dal Procuratore Generale di Palermo sul dissequestro e la restituzione del patrimonio nel 2016, la Corte d’Appello di Palermo ha definito la vicenda, sancendo definitivamente come il patrimonio accumulato fosse il risultato dell’esercizio di una vera e propria impresa mafiosa. Sono così finite sotto sequestro e confisca 11 aziende, centinaia di conti correnti e immobili costituiti da numerosi appartamenti, ville terreni e aziende agricole situati a Palermo e provincia, nonché cinque complessi residenziali nella provincia di Siena, su cui la DIA di Palermo in collaborazione con quella di Firenze, ha posto i sigilli.

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