Gli studenti tornano in piazza il 18 febbraio per protestare contro l’alternanza scuola lavoro e quella che definiscono “scuola-azienda” e contro la seconda prova all’esame di maturità, da poco reintrodotta dal ministero.

Manifestazioni e cortei sono stati convocati da collettivi e organizzazioni della sinistra studentesca, come il Fronte della gioventù comunista e La Lupa, il nuovo movimento romano molto attivo nel corso delle ultime manifestazioni. Cortei sono previsti in oltre 40 città, da Arezzo a Vicenza.

«Chiediamo l'abolizione dell'alternanza scuola lavoro, una maggiore attenzione ai problemi psicologici dei ragazzi, un passo indietro sulla maturità per cui sono stati reintrodotti gli scritti nonostante, a causa del Covid e della dad, non siamo stati preparati a sufficienza», dice Mattia Maurizi, studente del liceo Darwin e membro del coordinamento della Lupa.

Incidenti sul lavoro

Le manifestazioni erano già state fissate in precedenza, ma hanno ricevuto nuovo impulso questa settimana, dopo la morte di Giuseppe Lenoci, studente 16enne di un corso di formazione regionale delle Marche, deceduto in un incidente sul lavoro in provincia di Ancona lunedì 14.

Lenoci è il secondo ragazzo a morire mentre si trovava in stage o in un altro corso di formazione. Poche settimane fa, Lorenzo Parelli, studente 18enne, era deceduto durante l’ultimo giorno di stage, schiacciato da una trave caduta nell’azienda dove lavorava.

Dopo la morte di Parelli, migliaia di studenti erano scesi in piazza in tutta Italia per protestare contro l’alternanza scuola lavoro e, più in generale, contro un’istituzione che, accusano, si è trasformata in una “scuola-azienda”, dove gli interessi economici hanno la meglio sulla qualità della formazione. 

Dopo l’incidente che ha causato la morte di Lenoci, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi aveva promesso cambiamenti nel rapporto tra scuola ed esperienze lavorative. «Sia l'alternanza scuola-lavoro che la formazione professionale sono importanti, ma con le regioni bisogna rivederli per mettere al centro il progetto educativo, non può essere un surrogato del lavoro», aveva detto Bianchi. Un tavolo con regioni e ministero del Lavoro è stato convocato in settimana, ma il timore che eventuali provvedimenti non riusciranno ad essere approvati è molto forte.

La maturità

L’altra richiesta degli studenti è quella di cancellare la seconda prova all’esame di maturità, che consiste di solito in un elaborato scritto, ma che nelle scuole professionali può anche essere un esame pratico.

La seconda prova è stata recentemente ripristinata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, dopo essere stata sospesa nel 2020 e nel 2021 e sostituita con un elaborato scritto, realizzato sotto la guida dei docenti. La modifica era stata introdotta per andare incontro alle difficoltà degli studenti che, tra dad e quarantene, raramente hanno potuto completare i programmi ordinari e prepararsi così alla seconda prova. 

Il ritorno della seconda prova fa parte del «progressivo ritorno alla normalità che stiamo realizzando», ha detto il ministro Bianchi. Ma secondo gli studenti, il 2021 non è stato un anno normale. Moltissime ore sono state perse per la didattica a distanza, le assenze degli stessi studenti o dei loro professori. 

Per gli studenti degli istituti tecnici la situazione rischia di essere ancora peggiore. «Io studio tra le altre cose come funziona un tornio. Ancora non ne ho mai visto uno e non so come farò se dovesse uscire all’esame», aveva detto Massimo Felici, studente del liceo Faraday di Ostia durante una delle manifestazioni a Roma dei giorni scorsi.

Gli studenti non sono soli in questa richiesta. All’inizio del mese, l’Associazione nazionale presidi aveva chiesto al ministro di «ripensarci». La richiesta è arrivata anche dai genitori. Il Coordinamento dei presidenti del Consiglio di istituto di Roma e del Lazio, in cui siedono i genitori degli studenti eletti in ciascuna scuola superiore, ha definito la seconda prova una «ingiusta maturità».

Controlli

Le prime proteste degli studenti dopo la morte di Lorenzo Parelli erano state accolte con durezza dalle forze dell’ordine, che in diverse città hanno caricato gli studenti, ferendo decine di manifestanti, alcuni in modo grave. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha incolpato dei disordini gruppi di «infiltrati» tra gli studenti, un’accusa respinta dalle organizzazioni studentesche. Secondo Maurizi, Lamorgese dovrebbe ritirare la sua dichiarazione.

Altre manifestazioni si sono svolte a febbraio in un clima teso, ma senza che si verificassero incidenti. Lamorgese  ha detto questa settimana di non essere preoccupata per i cortei di domani. «Non ho grande preoccupazione per le manifestazioni di venerdì e ritengo che i giovani debbano esprimere le loro idee – ha detto la ministra giovedì – Ho fatto fare ai miei uffici una circolare proprio perché ci sia una maggiore attenzione al dialogo con i ragazzi e con gli organizzatori».

Le parole della ministra rievocano quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel suo discorso di insediamento, pochi giorni dopo gli scontri tra polizia e manifestanti, aveva parlato del dovere di «ascoltare la voce degli studenti».

Secondo diverse organizzazioni studentesche, però, negli incontri convocati dalle questure in questi giorni la richiesta è quasi sempre stata quella di ridurre i percorsi, spostarli o adottare altri limiti alle manifestazioni.

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