Il supermercato è il regno dove tutto è possibile, o quasi. Puoi riempire il carrello con pochi euro o, al contrario, comprare beni costosissimi. Puoi andare alla ricerca di cibi sani (veri o presunti) o lasciarti andare alle voglie più disparate. Puoi afferrare la confezione più sostenibile o quell’alimento che di green non ha proprio nulla. Perché al supermercato c’è tutto e il suo contrario.

Quel che è certo è che il cibo è quel bene primario che compriamo spesso proprio al supermercato: quasi tre acquisti alimentari su quattro avvengono in una delle migliaia di negozi sparsi per il territorio.

Ecco perché il supermercato è un luogo centrale della nostra vita, ci piaccia o meno ci dobbiamo fare i conti. Le strategie di marketing i conti ce li fanno e cercano ogni strategia possibile per farci acquistare questo o quel prodotto.

Voglia di qualcosa di buono

Pensate alla merenda, quel pasto che pasto non è, quel momento indefinito della giornata in cui sentiamo “un certo languorino”. Chi non ricorda la vecchia pubblicità dei Ferrero Rocher, dove la ricca signora vestita in giallo dice al suo autista «Ambrogio, avverto un leggero languorino», e lui è subito pronto a porgerle la pralina di cioccolato?

La nostra vita è un po’ diversa da quella della pubblicità e quando è ora della merenda siamo combattuti: da una parte ci appaiono i nutrizionisti, dall’altra i supermercati. I primi ci propongono – giustamente – una merenda equilibrata, sana, ci consigliano frutta di stagione, pochi grassi, cibi poco processati, poco zuccherati. I supermercati, al contrario, usano tutto il loro apparato di marketing per condurci a un acquisto che non ha nulla di stagionale, di poco grasso o di poco processato.

È vero, al supermercato – lo abbiamo detto – troviamo anche trovare il frutto di stagione per una merenda sana ma in realtà ogni spazio, ogni angolo, ogni scaffale è pensato fino all’ultimo particolare per farci comprare una merenda che di sano ha ben poco. Pensate alle casse. Sono disposte in file orizzontali, con un numero in alto.

Sembra una disposizione innocua e invece accanto ai nastri su cui poggiare gli acquisti ci sono una serie di prodotti dolci dal richiamo irresistibile: caramelle, cioccolatini, snack. Mentre siamo lì a fare la fila, aspettando che la persona davanti a noi faccia il prima possibile (cosa che puntualmente non accade), quei piccoli dolcetti, le barrette e gli ovetti di cioccolato, diventano un richiamo a cui difficilmente riusciremo a dire no.

Tentazione irresistibile

E poi, se malauguratamente insieme a noi c’è anche nostro figlio o nostra figlia, allora quello snack scorrerà sul nastro senza alcun dubbio. E, molto probabilmente, andrà a unirsi a un’altra serie di merende, biscotti, dolciumi, che accompagneranno le nostre giornate, semplificando la vita quotidiana nostra e dei nostri figli. Perché tra i buoni (e doverosi) consigli dei nutrizionisti e le strategie di marketing dell’industria dolciaria c’è un abisso nel quale cadiamo noi, con le nostre debolezze, i soldi che non ci sono, le vite frenetiche, i figli che hanno una vita ancora più frenetica della nostra.

Così quella merendina, quel biscotto, diventa il migliore alleato delle nostre giornate, soprattutto quando si traveste da prodotto sano, poco grasso, adatto a diete equilibrate, ricco di vitamine, povero di grassi. Scarteremo il nostro snack o la nostra pralina di cioccolato immedesimandoci nella ricca signora vestita di giallo anche quando la nostra vita sarà molto più simile a quella dell’autista Ambrogio.

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