A trent’anni della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Diccillo e Vito Schifani, Palermo e l’Italia commemorano il loro ricordo al Foro Italico del capoluogo siciliano.  

Alla commemorazione, organizzata dalla Fondazione Falcone, partecipano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone, che organizza l’evento, i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese, della Giustizia Marta Cartabia, dell'Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, degli Esteri Luigi Di Maio e il capo della polizia Lamberto Giannini, oltre al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e al procuratore di Roma Francesco Lo Voi.

Oltre alle istituzioni l’evento ospita anche una delegazione di giovani, composta da circa mille studentesse e studenti, provenienti dalla Sicilia e dal resto d'Italia.

La defezione di Lagalla

Non ha preso invece parte alla commemorazione Roberto Lagalla, candidato sindaco a Palermo per il centrodestra e parente del boss della mafia di Agrigento, sostenuto da Cuffaro e Dell'Utri.
Ieri nel corso della manifestazione la Repubblica della memoria, Maria Falcone aveva attaccato i candidati sindaci che accettano il sostegno di Marcello Dell'Utri e Salvatore Cuffaro, entrambi condannati per reati di mafia. Il riferimento era al candidato sindaco di centrodestra Roberto Lagalla, presente in platea nella prima parte della manifestazione.

«Nelle scorse ore  – ha detto stamattina Lagalla – ho avuto un colloquio telefonico con la professoressa Falcone per annunciarle con rammarico l'impossibilità di partecipare alla manifestazione di commemorazione dei trent'anni della strage di Capaci. Sono stato costretto a prendere questa decisione per evitare che qualche facinoroso, sensibile al fascino di certe feroci parole, potesse macchiare uno dei momenti simbolici più importanti della nostra città».

Il presdente Mattarella

«Sono trascorsi trent'anni da quel terribile 23 maggio allorché la storia della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura», ha ricordato il capo dello stato, Sergio Mattarella, intervenendo al Foro Italico di Palermo.
«Il silenzio assordante dopo l'inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il paese di fronte a quell'agguato senza precedenti, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Del tutto al contrario di quanto avevano immaginato gli autori del vile attentato, allo smarrimento iniziale seguì l'immediata reazione delle Istituzioni democratiche. Il dolore e lo sgomento di quei giorni divennero la drammatica occasione per reagire al violento attacco sferrato dalla mafia; a quella ferocia la nostra democrazia si oppose con la forza degli strumenti propri dello Stato di diritto».

La mafia non era imbattibile. «Nel 1992 Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ha detto Mattarella –  furono colpiti perché, con la loro professionalità e determinazione, avevano inferto colpi durissimi alla mafia, con prospettive di ulteriori seguiti di grande efficacia, attraverso una rigorosa strategia investigativa capace di portarne allo scoperto l'organizzazione».
«La mafia li temeva per questo: perché avevano dimostrato che essa non era imbattibile e che lo Stato era in grado di sconfiggerla attraverso la forza del diritto. Onorare oggi la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vuol dire rinnovare quell'impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L'impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni».

Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

La società civile non accettò di subire. «Altrettanto significativa – ha detto il presidente della Repubblica – fu la risposta della società civile, che non accettò di subire in silenzio quella umiliazione e incoraggiò il lavoro degli investigatori contribuendo alla stagione di rinnovamento. Neanche questo la mafia aveva preventivato. Come non aveva previsto il movimento culturale che, a partire da quei giorni, ha animato il Paese, trasformando questa dolorosa ricorrenza in un'occasione di continua crescita per promuovere nuove forme di cittadinanza attiva. Per questo vorrei ringraziare, in particolare, Maria Falcone, che - con la fondazione da lei presieduta - si adopera affinché la memoria di Giovanni Falcone e del suo sacrificio non sollecitino soltanto un ricordo ma contribuiscano ad alimentare l'impegno per l'affermazione dello Stato di diritto anzitutto nella società civile». 

L’ostilità della magistratura. «Le visioni d'avanguardia, lucidamente "profetiche", di Falcone non furono sempre comprese; anzi in taluni casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne patrimonio comune e valorizzarle. Anche l'ordinamento giudiziario è stato modificato per attribuire un maggior rilievo alle obiettive qualità professionali del magistrato rispetto al criterio della mera anzianità, non idoneo a rispondere alle esigenze dell'Ordine giudiziario. Le esperienze innovative di quegli anni si sono tradotte, all'indomani dei drammatici attentati, in leggi che hanno fatto assumere alla lotta alla mafia un livello di incisività ed efficacia mai raggiunto fino ad allora. Con la determinazione di fare giustizia, facendo prevalere il diritto, ripristinandolo. Per consentire alle persone pienezza di libertà e maggiori opportunità di futuro contro la presenza delle mafie che ne ostacola e talvolta ne impedisce l'effettiva libertà».

Le istituzioni hanno il compito di prevedere. «Da queste drammatiche esperienze si dovrebbe trarre un importante insegnamento per il futuro: evitare di adottare le misure necessarie solo quando si presentano condizioni di emergenza. È compito di tutte le istituzioni prevedere e agire per tempo, senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti a intervenire. È questa consapevolezza che dovrebbe guidare costantemente l'azione delle Istituzioni per rendere onore alla memoria dei servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la tutela dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica».

il ministro di Maio

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio, intervenendo alla manifestazione, ha ricordato come il giudice Falcone fu tra i primi intuire l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia, ponendo le basi per la Convenzione contro le mafie. «L'eredità morale e culturale del giudice Falcone va ben oltre i confini italiani», ha detto Di Maio. 
«Giovanni Falcone fu tra i primi a intuire l'importanza della cooperazione internazionale per fronteggiare efficacemente le mafie. Poche settimane prima di essere ucciso, egli prese parte a Vienna alla prima sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e sulla giustizia penale, chiedendo con forza un impegno globale nella lotta alla mafia. Il suo esempio e il suo sacrificio prepararono la strada per l'adozione della Convenzione contro il crimine transnazionale organizzato (Untoc), sottoscritta nel dicembre 2000 a Palermo. Negli anni, l'esigenza di dare un forte segnale alla lotta contro il crimine internazionale si è rinnovata, traducendosi nell'approvazione della cosiddetta “Risoluzione Falcone”, adottata all'unanimità dalla Conferenza delle parti della Convenzione di Palermo il 16 ottobre 2020».

La mafia non governa più

A Palermo la mafia non governa più, ha affermato il sindaco della città Leoluca Orlando, intervenendo alla manifestazione in ricordo della strage di Capaci. «Questa città non è più governata dalla mafia – ha detto il sindaco –  ha reagito dopo il '92 con i lenzuoli bianchi, ha reagito con la catena umana, con Giovanni Paolo II che ha condannato la mafia dopo l'uccisione di don Pino Puglisi, e con l'elezione del novembre del 1993 di una nuova amministrazione in cui il presidente del consiglio comunale era Antonio Caponnetto il leader del pool antimafia. A conferma che la città non era più governata dalla mafia. In questi anni abbiamo coltivato i diritti alla vita, all'accoglienza, all'essere diversi».

La ministra Lamorgese

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha detto che «la mafia non è invincibile. È destinata a finire, come diceva Falcone, ma bisogna essere molto vigili sempre, perché le mafie hanno la possibilità e la voglia di adattarsi. Bisogna capire le sembianze che possono assumere nella società civile e nelle istituzioni».  
La ministra ha poi aggiunto: «I proventi del denaro illecito rappresenta la protervia delle organizzazioni criminali. Le modifiche normative hanno avuto un seguito dopo il 1992, dopo l'eccidio di Capaci, che ha determinato uno scatto della società civile. L'urlo di dolore e la non accettazione della violenza inaudita ha provocato una reazione perché si è compreso che la posta era altissima: si trattava di tutelare la libertà dei cittadini». 

La ministra Cartabia

«Le buone leggi e la buona giustizia  – ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia – si nutrono di educazione e cultura. Va sconfitta radicalmente la cultura mafiosa che baratta la dignità per denaro. E questo è un lavoro che si può fare solo capillarmente nelle scuole con le giovani generazioni"

Le parole di Draghi

«Grazie al coraggio, alla professionalità, alla determinazione di Falcone, l'Italia è diventato un paese più libero e più giusto. Falcone e i suoi colleghi del pool antimafia di Palermo non hanno soltanto inferto colpi decisivi alla mafia. Il loro eroismo ha radicato i valori dell'antimafia nella società, nelle nuove generazioni, nelle istituzioni repubblicane», ha detto il presidente del Consiglio in una nota.
«Oggi dobbiamo continuare a far rivivere il senso più profondo dell'eredità di Falcone, nella lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e nella ricerca della verità. Lo dobbiamo ai loro cari e ai cari di tutte le vittime dello stragismo mafioso».

Il presidente Fico

Al Foro italico di Palermo è in corso la cerimonia dedicata alle vittime della strage di Capaci.  Arrivando alla manifestazione, il presidente della Camera Roberto Fico ha detto che «questo è un giorno che ha cambiato la storia del nostro paese, che segna per la nostra Italia un cambio di passo e un cambio di rotta». 
«È un giorno – ha proseguito Fico –  dove c'è una sofferenza collettiva ma anche personale e credo che le vite di ognuno di noi questo giorno siano cambiate. Oggi si rinnova l'impegno di quel cambiamento che dobbiamo trasferire alle nuove generazioni».

Deposizione delle corone

In mattinata la ministra del’Interno Luciana Lamorgese ha partecipato alla deposizione delle corone di alloro presso la stele dell'autostrada A29 che ricorda la strage di Capaci del 23 maggio del 1992. «Sono passati trent'anni da allora e noi pensiamo che tanto è stato fatto», ha detto Lamorgese.

«Noi pensiamo che l'insegnamento di Falcone e Borsellino è fatto di forza, determinazione e coraggio. Sta avendo il suo risultato. Sconfiggere la mafia non è mai semplice però anche la scossa che ha avuto la società civile ha rappresentato un ulteriore passo avanti nella coscienza di tutti noi». 

Il programma della giornata

Il palco allestito al Foro italico, per tutto il giorno vedrà alternarsi gli ospiti della Fondazione Falcone, fra loro don Luigi Ciotti, il segretario segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, musicisti, giornalisti, cantanti: prevista la partecipazione di Gianni Morandi e Malika Ayane. 

Nel complesso monumentale dello Spasimo, la ministra Marta Cartabia e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prenderanno parte a un incontro sul contrasto al crimine organizzato nei paesi latinoamericani e caraibici. L’evento, dal titolo La vocazione globale del pensiero di Giovanni Falcone: la proiezione internazionale della lotta alla mafia,  spiega una nota della Farnesina, «si inserisce nel contesto dell’azione di diplomazia giuridica e di sicurezza promossa dall’Italia e mira a valorizzare l’impegno del nostro paese in sede multilaterale e bilaterale per l'armonizzazione normativa e il capacity building nel contrasto alla corruzione e al crimine organizzato». 

Alle 14, nell'atrio dell'Ufficio scorte della caserma Lungaro, il capo della polizia Lamberto Giannini deporrà una corona d'alloro in memoria dei caduti nella strage di Capaci e un'ora dopo, nella sede del rettorato universitario, a Palazzo Steri, l'Ateneo ricorderà Francesca Morvillo con la proiezione di un video e l’inaugurazione della targa a Francesca Laura Morvillo della Biblioteca interdipartimentale di discipline umanistiche.

Alle 17.58, l'ora della strage di Capaci, commemorazione delle vittime davanti all'Albero Falcone in via Notarbartolo, davanti all'edificio dove abitava il magistrato. Interventi di Maria Falcone e del presidente della Camera Roberto Fico.

Alle 19, nella chiesa di San Domenico dov'è sepolto il magistrato verrà celebrata una messa per le vittime della strage di Capaci. Iniziative sono previste anche in altre città siciliane e in tutta Italia.

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