Il presidente della Repubblica ha partecipato al conferimento del titolo per il ventinovenne ucciso il 14 dicembre 2018: «L’Unione europea è pace, collaborazione e tutela dei diritti. Questo era il messaggio di Antonio, che stiamo raccogliendo oggi»
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alla cerimonia in cui è stata conferita la laurea magistrale a titolo d’onore in European and International Studies ad Antonio Megalizzi, che si è tenuta a palazzo Prodi, sede della Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.
Alla cerimonia, insieme ai genitori del giovane giornalista morto a Strasburgo il 14 dicembre 2018, ha partecipato anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
Il discorso di Mattarella
«Desidero esprimere pubblicamente il saluto e la vicinanza ai genitori, alla sorella, alla fidanzata di Antonio Megalizzi», inizia così il discorso tenuto dal presidente della Repubblica nel corso della cerimonia.
Per Mattarella, il conferimento della laurea in onore del giornalista morto nell’attentato di Strasburgo «è la dimostrazione di una grande sensibilità che ha veramente grande valore civile e morale. Come hanno grande valore civile e morale gli impegni degli amici di Antonio Megalizzi che ne continuano l’impegno e ne coltivano le idee e le sviluppano. Così come è di grande significato ed è commovente che le persone che gli sono state più vicino e che gli hanno voluto bene in maniera intensa e particolare abbiano animato la Fondazione che reca il suo nome, ne sviluppino l’attività e la svolgano con tanto impegno».
Il presidente ha ricordato che quella di Megalizzi per l’Europa «non era semplice curiosità. Era il desiderio, l’attitudine, il progetto di comprendere e di far comprendere, la consapevolezza dell’importanza dello spirito critico, del confronto di opinioni, non limitandosi appunto a comprendere, ma aiutando gli altri a comprendere anche essi».
«E questa attitudine era particolarmente riversata nei confronti dell’integrazione europea, di questo grande, storico processo che è in corso e che sta realizzando in Europa una condizione unica al mondo di pace, di collaborazione, di tutela dei diritti della democrazia che è la base, è l’anima dell’Unione Europea», ha continuato Mattarella.
«Abbiamo ascoltato come negli studi, nelle espressioni, nell’attività giornalistica di Antonio Megalizzi ci fosse molto spazio, appunto, per l’Unione Europea, ma vi fosse anche per la pace e i diritti. Questo è quello che ne ha contrassegnato il messaggio che ci ha lasciato e che stiamo raccogliendo quest’oggi. È morto a Strasburgo, luogo simbolo della pace europea, luogo conteso per secoli, che è diventato, come sede del Parlamento europeo, il simbolo della pacificazione per aver trasformato le contrapposizioni in impegno comune e in futuro posto in comune. Questo è ciò che affascinava Antonio Megalizzi ed è quello che mandava continuamente come messaggio e che questa mattina stiamo raccogliendo», ha concluso il presidente.
La storia di Antonio
Antonio Megalizzi era un giovane reporter italiano di ventinove anni, appassionato dell'Europa con il sogno del giornalismo. È morto dopo il 14 dicembre 2018, tre giorni dopo l’attentato al mercatino di Natale di Strasburgo, città francese dove è presente una delle due sedi del Parlamento europeo. Stava passeggiando con due amiche, quando è stato raggiunto dai colpi di pistola sparati da Chérif Chekatt, un terrorista, anche lui trentenne, che ha ferito 11 persone e ne ha uccise cinque. Tra queste, Megalizzi.
Il 29enne italiano si stava specializzato in studi internazionali all’Università di Trento e ogni mese andava a Strasburgo per condurre un programma radiofonico per Europhonica, il format delle radio universitarie europee.
Nel 2015 si era laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Verona. Aveva anche collaborato anche con la sede Rai di Trento, curando un programma radiofonico dal titolo Tesi di Laurea e con RTT, La Radio.
«Mi sono innamorato dell’Unione Europea. Sono molto, molto focalizzato e coinvolto in cose che stanno nascendo fortemente europeiste». Queste sue parole sono state raccolte attraverso un messaggio audio – riportato dall’Ansa – che Megalizzi aveva mandato a un’amica poco prima di morire. Raccontava di essere «molto appassionato di politica e giornalismo, anche se al momento lavoro più nell’intrattenimento radiofonico». Il suo sogno era «di riuscire un giorno a farcela, l’idea è continuare a fare quello che faccio ora a Strasburgo ma in maniera continuativa, perché ancora non esiste un media service giovane che si occupi di Unione europea».
Dopo la sua morte, è nata una fondazione che porta il suo nome che vuole favorire l'apprendimento, la promozione di una cultura della legalità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del rifiuto di ogni forma di violenza e dei principi di cooperazione, della solidarietà e della sussidiarietà.
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