Laura Bonafede, l’insegnante compagna di Matteo Messina Denaro è stata arrestata: è indagata per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato cosa nostra. Per anni ha portato avanti la sua relazione con il boss, e gli inquirenti ipotizzano che abbiano addirittura convissuto. Sempre lì, tra Castelvetrano e Campobello: «Come ciò sia potuto accadere – scrive il Gip Alfredo Montalto nell’ordinanza - appare al momento inspiegabile e non privo di conseguenze».

La storia della maestra

Già venuta fuori nel corso delle indagini sulla latitanza del padrino e immortalata dalle videocamere mentre parlava col boss al supermercato di Campobello due giorni prima del suo arresto, avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana del latitante, gli avrebbe fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire, avrebbe condiviso con lui un linguaggio cifrato per tutelare l'identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza.

La maestra sarebbe stata, dunque, uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ‘90.

Cugina del geometra Andrea Bonafede che ha prestato l'identità al boss, cugina del dipendente comunale, anche lui di nome Andrea Bonafede, che ha provveduto a fargli avere le ricette mediche necessarie alle terapie da affrontare per le cure del cancro, e di Emanuele Bonafede, uno dei vivandieri del padrino arrestato insieme alla moglie, la maestra è sposata con il mafioso ergastolano Salvatore Gentile, in cella per aver commesso due efferati omicidi su ordine proprio di Messina Denaro.

Dai pizzini ritrovati nel covo di Messina Denaro è emersa una lunga relazione sentimentale fra la donna e il padrino. Probabilmente, fra il 2007 e il 2017.

Gli altri covi

Il gip Alfredo Montalto nella ordinanza di custodia cautelare riporta che è possibile ci siano altri covi: «La cura quasi maniacale del latitante nella annotazione di qualsiasi accadimento della sua vita, nella tenuta di diari e quaderni in cui trascriveva anche commenti, non può fare dubitare dell'esistenza di materiale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro custodito in altri covi non ancora individuati (e di cui, peraltro, v’è già traccia in alcune delle corrispondenze tra il latitante e Laura Bonafede che pure mostra di conoscerli)».

Dall'inchiesta del Ros risulta che la donna abbia frequentato il boss per anni durante la latitanza e abbia anche convissuto con lui in certi periodi. «Quel che disorienta è che in tutto questo lunghissimo arco temporale la tutela della latitanza di Messina Denaro è stata affidata, non a soggetti sconosciuti ed inimmaginabili bensì ad un soggetto conosciutissimo dalle forze dell'ordine e cioè a quel Leonardo Bonafede da sempre ben noto, oltre che come reggente della “famiglia” mafiosa di Campobello di Mazara, soprattutto per la sua trascorsa frequentazione ed amicizia con i[ padre di Messina Denaro», sottolinea il gip chiedendosi, nemmeno tanto tra le righe, come Bonafede, intercettata dalla polizia almeno fino a due mesi prima della cattura del capomafia, abbia potuto beffare gli investigatori. Le indagini dei carabinieri del Ros seguite alla cattura del padrino, secondo il giudice, «mettono in luce l’incredibile e inspiegabile insuccesso di anni e anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, come oggi si è scoperto, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre, in quegli stessi luoghi e per molti anni (almeno ventisei), una “normale” esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)».

«Come ciò sia potuto accadere, si ripete, appare al momento inspiegabile e non privo di conseguenze», conclude.

La sospensione

L'insegnante a inizio mese era stata sospesa dalla scuola Capuana-Pardo di Castelvetrano. Il provvedimento cautelare è stato adottato dal dirigente scolastico Vania Stallone, «in considerazione della vasta eco mediatica suscitata dal presunto legame dell'insegnante con il boss mafioso Matteo Messina Denaro e al fine di tutelare l'immagine della scuola e di garantire il sereno svolgimento dell'attività scolastica», aveva chiarito la dirigente.

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