Mossa a sorpresa ieri di Matteo Salvini: all’uscita dal Senato incontra i cronisti e mette fretta al Cavaliere sulla conta dei numeri. Non solo, annuncia che farà una sua “proposta”. Un nome che potrebbe convincere se non tutti, “tanti”. Sono poche frasi quelle di ieri ma a giudicare dai giornali stamattina, è una piccola rivoluzione a soli sei giorni dal primo voto dei grandi elettori.
La candidatura di Silvio Berlusconi, se non del tutto archiviata, è messa in secondo piano. A spulciare poi nelle cronache di questa mattina vengono fuori alcuni nomi, che pure il leader della Lega non ha fatto esplicitamente.

Paola Di Caro e Cesare Zapperi sul Corriere mettono in fila quelli di Elisabetta Casellati, Letizia Moratti e Marcello Pera. Emanuele Lauria su Repubblica esclude la presidente del Senato, mentre conferma Moratti e Pera e aggiunge Franco Frattini. Libero, in compenso, con Elisa Calessi è sulla Casellati.

Tutti citano poi soluzioni istituzionali alternative, prima fra tutte la candidatura di Mario Draghi e poi quelle di Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini. Momento cult ieri quando Salvini ha spiegato ai cronisti che non c’è un piano B, C e D».

Mettendo insieme le indiscrezioni sul toto-nomi potremmo dire che il suo è un piano DPCM, Draghi, Pera, Casellati e Moratti. E poi l’hanno fatto tanto lunga contro il povero Giuseppe Conte che i dpcm, i decreti del presidente del Consiglio, li ha quasi inventati…

Il futuro del centrodestra

Al di là del toto-nomi, lo strappo di Salvini (copyright La Repubblica) ha conseguenze importanti sul centrodestra e sulla politica italiana. È sicuramente anche una battaglia per la leadership, problema politico centrale nei destini di una coalizione che da tempo mal sopporta la tutela del suo leader fondatore.

Alessandro Sallusti vede tre possibili esiti: «Salvini non si fida della conta di Berlusconi ma Berlusconi tira diritto: fine del centrodestra; Salvini si fida, appoggia Berlusconi ma l’operazione fallisce: fine di Berlusconi e, almeno in parte, di Salvini; Berlusconi domenica si arrende, Salvini fa convergere il centrodestra su un altro candidato: se va, Salvini da capitano promosso a generale sul campo, se toppa Salvini morto».

Meno drastico ma nella sostanza simile il ragionamento di Stefano Folli per Repubblica che si chiede: «Berlusconi, una volta fallito il suo tentativo personale, lascerà spazio a un’altra candidatura del centrodestra, chiunque sia? Ovvero farà terra bruciata, preferendo a quel punto un nome super partes o addirittura una personalità della sinistra in grado di dargli alcune garanzie? I dubbi rimangono».

In lode del franco tiratore

C’era da aspettarselo, ora che il voto si avvicina, è fatale che ci sia la tentazione di rivalutare il ruolo del franco tiratore. Antonio Padellaro sul Fatto quotidiano propone addirittura un fanta diario del peone-grande elettore che confessa di orientarsi sulla disobbedienza alla segreteria del partito di riferimento. «Cominciamo col dire che il franco tiratore, su cui pesa l’ingiusta nomea di traditore e voltagabbana, è in realtà un libero pensatore, forse l’ultimo libero pensatore di questa nostra agonizzante democrazia parlamentare». Liberi pensatori di tutto Montecitorio unitevi!

Toto nomi in aggiornamento

Paginata del Corriere della Sera che aggiorna il borsino dei candidati e si limita ad otto nomi: Mario Draghi, Silvio Berlusconi, Giuliano Amato, Elisabetta Casellati, Pier Ferdinando Casini, Marta Cartabia, Paolo Gentiloni e Letizia Moratti. Mancano però Marcello Pera, che è nei pensieri dei leghisti, Andrea Riccardi (copyright Goffredo Bettini) e, dopo i funerali di David Sassoli e il feroce commento contrario di Marco Travaglio di oggi, Gianni Letta.

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