I piselli ripieni, il tacchino tonnato, l’aria di zuppa inglese, l’insalata che vaga nel bosco, ma soprattutto le schiumette e le gocce, l’abuso del sifone, la cottura sotto vuoto a bassa temperatura applicata a qualsiasi taglio di carne, al pesce, alla cacciagione. A giudizio di troppi cuochi, noi clienti siamo quelli lì. Quelli che vanno al ristorante per stupirsi, per intraprendere un percorso, per godersi l’ebbrezza di un’esperienza ovviamente irripetibile
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
No, l’agnello crudo con le ostriche no, proprio no. Scorro il menù di un cuoco giovane, apprezzato, talentuoso, ovviamente creativo, e mi imbatto in quell’improponibile piatto. Mi scatta qualcosa dentro. Ma come diavolo siamo arrivati a un delirio di questa portata? Da trenta o quarant’anni faccio buon viso. Mi sforzo di fare buon viso. Mi sono adattato a quasi tutto, ho perdonato quasi tutto. I piselli ripieni, il tacchino tonnato, l’aria di zuppa inglese, l’insalata che vaga nel bosco, ma sopr



